Allergie/Intolleranze

Sei intollerante o allergico?

Se ne sente parlare sempre più spesso, eppure in pochi sanno cosa distingua una reale allergia da un’intolleranza, tanto che sovente i due termini vengono confusi tra loro. In cosa si distinguono queste due patologie?
 
L’esercito di coloro che devono limitare l’assunzione di uno o più alimenti è in costante crescita. Sempre più di frequente infatti ci sono persone che manifestano reazioni avverse in seguito all'ingestione di determinate sostanze o alimenti. In alcuni casi si parla di intolleranza, in altri di vera e propria allergia.
Distinguere tra queste due patologie spesso non è semplice neppure per gli addetti ai lavori, perché a volte il confine è davvero estremamente sottile. Vediamo allora di capire insieme  cosa le caratterizza e soprattutto, come comportarci in caso ci vengano diagnosticate.

In realtà intolleranza e allergia sono manifestazioni morbose completamente diverse, e sembra quindi giusto fare un po’ di chiarezza, anche in considerazione del fatto che si tratta di un problema emergente: dai dati raccolti dall'Istituto Superiore di Sanità risulta infatti che circa il 20% della popolazione italiana accusa sintomi avversi in seguito all'ingestione di cibi e bevande.
  
Nelle allergie vere e proprie è sempre coinvolto il sistema immunitario, con produzione di immunoglobuline di classe E (IgE) e proprio sulla ricerca di questa categoria di anticorpi sono basati i test clinici per individuare la presenza di questa patologia.

Nelle intolleranze alimentari invece, il sistema immunitario può oppure no essere coinvolto, ma in nessun caso si verifica la produzione di IgE.
Un’altra differenza sostanziale è che nelle allergie i sintomi sono immediati, ossia si manifestano nel giro di pochi minuti o, al massimo, dopo qualche ora (da 2-3 minuti a 2 ore) dall'ingestione del cibo “incriminato”, mentre nelle intolleranze questo può accadere anche a distanza di giorni.

Un terzo elemento distintivo è rappresentato dal fatto che nei fenomeni allergici si manifesta un “effetto soglia”, per cui esiste una quantità minima di allergene che, se ingerito, determina lo scatenarsi dei sintomi, secondo un meccanismo di “tutto o nulla”.
Nelle intolleranze invece i disturbi sono proporzionali alla quantità di cibo ingerito, con un fenomeno di accumulo di cosiddette “tossine”.

Le cause delle intolleranze e delle allergie alimentari
Negli ultimi decenni, (dal 1940 circa) si è assistito ad una sempre maggiore diffusione di reazioni avverse agli alimenti, anche perché, soprattutto nel mondo occidentale, si sono verificati molti cambiamenti, specie nell'ambito alimentare. Da una ricerca, risulta che circa il 3% della popolazione adulta e l’8% di quella infantile è allergica o intollerante ad uno o più cibi (e se consideriamo le cifre in gioco ci accorgiamo che il fenomeno è tutt'altro che insignificante), con un numero di casi raddoppiato rispetto al 1970.
Le cause di tutto ciò sono molteplici: ad esempio oggi si fanno diagnosi più corrette, grazie ai progressi della scienza medica, che hanno consentito la messa a punto di esami specifici, permettendo di classificare come allergie ed intolleranze delle manifestazioni cliniche che prima erano fatte ricadere in ambiti diversi.
Un altro fattore è rappresentato dalla variabilità alimentare: oggi possiamo entrare in contatto con cibi provenienti da ogni parte del mondo e questo aumenta la probabilità di incontrare un alimento dannoso. Inoltre, il maggior consumo di cibi preparati industrialmente, con l’utilizzo di additivi ed ingredienti sempre più vari e complessi, unito all'aumento dell’utilizzo di diserbanti, pesticidi, fitofarmaci e concimi chimici sembrano avere inciso significativamente .
Infine, è imputato anche l’allattamento artificiale, poiché nei primi mesi di vita l’apparato digerente del neonato non è ancora maturo e nel latte materno sono contenuti degli anticorpi (IgA) che il neonato non è ancora in grado di sintetizzare: una loro carenza in questo stadio può creare le premesse per una sensibilizzazione nei confronti di alcune sostanze.

Reazione avversa agli alimenti

Intolleranza ed allergia vanno insieme sotto la denominazione comune di “reazioni avverse ad alimenti”. Mentre però l’allergia può essere diagnosticata con relativa facilità, individuare un’intolleranza si rivela ben più complesso, nonostante quest’ultima sia ben più frequente: solamente il 5% dei casi di reazioni avverse, infatti, sono di origine allergica. Una vera e propria allergia alimentare è frequente durante la prima infanzia: il 5% dei neonati la mostra verso il latte vaccino o l’uovo, con una risoluzione spontanea dopo il secondo anno di vita, per arrivare, entro i dieci anni, ad una percentuale analoga a quella degli adulti.

I rimedi possibili
Mentre le intolleranze sono prevalentemente causate da una carenza o completa assenza di enzimi che digeriscono quella determinata sostanza e quindi, la maggior parte delle volte, la sola cura possibile è quella di assumerla nella quantità che non scatena i sintomi, (quali mal di testa, insonnia, macchie sulla pelle, gonfiore addominale, dolori articolari, stipsi, diarrea, alterazioni dell’umore o del ciclo ormonale), le allergie si possono affrontare in diversi modi: evitando gli alimenti che contengono gli allergeni, oppure con una terapia desensibilizzante (che per il momento, però, si è dimostrata di scarsa efficacia) o ancora attraverso una terapia farmacologica , tramite la somministrazione di medicinali ad azione preventiva (sodio cromo glicato) o sintomatica (antistaminici).
Per quanto riguarda le allergie, bisogna inoltre distinguere tra i cibi di origine vegetale e quelli di origine animale: gli allergeni contenuti nei primi sono solitamente sensibili al calore, per cui se l’alimento viene consumato previa cottura viene tollerato, mentre quelli contenuti nei secondi sono invece generalmente stabili al calore.

Leggere le etichette
A volte gli allergeni sono utilizzati come ingredienti nella preparazione dei cibi: ad esempio possiamo ritrovare le proteine del latte nei salumi, nel pesce in scatola, nei wurstel; troviamo l’albume nei condimenti per insalate, le arachidi nei liquori e nei prodotti a basse di cioccolato e così via. Va posta quindi una particolare attenzione, da parte di chi è allergico (o intollerante), alla lettura dell’etichetta; d’altro canto è necessario sensibilizzare i produttori circa la necessità di indicare tutti gli ingredienti utilizzati per la preparazione dell’alimento (anche quelli che per legge potrebbero essere tralasciati).

Intolleranza o allergia?

Se a livello medico queste due patologie sono ben distinte, non altrettanto succede tra i consumatori che, spesso, confondono le allergie per intolleranze alimentari e viceversa. Purtroppo però, così come si vedrà nelle tabelle successive, è abbastanza facile cadere nell'errore, perché molte di queste patologie hanno lo stesso denominatore comune.
Considerato inoltre che spesso anche i sintomi sono gli stessi, una prima indicazione sul fatto che ci si trovi in presenza di un'intolleranza piuttosto che di un'allergia la possono dare i tempi di risposta: nelle prime le manifestazioni cliniche si possono avere anche a distanza di giorni dall'ingestione del cibo, mentre nelle seconde i tempi di risposta sono molto più brevi.
Un altro fatto che può far pensare ad un'intolleranza è che quest'ultima è quasi sempre legata alla dose di alimento: per esempio  150 ml di latte possono essere tollerati, ma non 200 ml; nelle allergie invece il quadro clinico si manifesta indipendentemente dalla quantità di cibo assunta.
Per una diagnosi esatta però, è sempre e comunque indispensabile un parere medico.

Circa il 90% delle reazioni allergiche è provocato da otto classi di alimenti:
1) Latte: è la più frequente tra le allergie alimentari e colpisce il 3-5% dei bambini di età inferiore ai due anni. Nella maggior parte dei casi si verifica nei confronti delle sue proteine e tende a scomparire in età adulta.
2) Soia: come per il latte, la frazione che determina l’allergia è quella proteica (per questo i soggetti allergici possono tollerare bene l’olio di semi di soia). Solitamente il 15% dei bambini allergici alle proteine del latte lo è anche verso la soia.
3) Uova: una loro cottura riduce del 70% la probabilità che si manifestino delle reazioni avverse (col calore vengono denaturate le proteine responsabili dell’allergia). Anche questo tipo di patologia tende a scomparire dopo il primo anno di vita.
4) Arachidi e noci: fino a pochi anni fa riguardava prevalentemente gli USA, ma da qualche tempo si sta diffondendo anche da noi.
5) Pesce: particolarmente diffusa è l’allergia ai crostacei. Nei paesi scandinavi (dove se ne fa un largo consumo) si riscontra frequentemente nei confronti del merluzzo. Le manifestazioni cliniche riguardano spesso l’apparato respiratorio.
6) Molluschi: sono molto rare.Di particolare interesse sono quelle verso alcune chiocciole di terra, impropriamente dette “lumache”, perché si manifestano di preferenza nei soggetti allergici agli acari.
7) Grano: la farina di frumento provoca reazioni allergiche solo in casi eccezionali.
8) Frutta: in particolare banane, avocado, castagne, melone e kiwi possono dare reazioni allergiche in persone sensibilizzate al lattice.

Le intolleranze più diffuse
1) Latte: è molto frequente (in Italia, a seconda delle zone, si arriva anche a picchi del 50%) ed è rivolta verso uno dei suoi costituenti: il lattosio. E’ nota anche come alactasia, poiché chi ne soffre ha carenza di un enzima, la lattasi, che serve per digerire il lattosio. I sintomi sono di natura gastrointestinale.
2) Intolleranza agli additivi: queste sostanze sono contenute in diversi tipi di alimenti preparati industrialmente (confetture, salse, gelatine, succhi di frutta, caramelle, dadi da brodo ecc) ma sono talora presenti anche su frutta e verdura. Le reazioni più frequenti sono di natura respiratoria (rinite ed asma), ma possono comparire anche orticaria, cefalea, formicolio e tensione dei muscoli facciali.
3) Nichel: Il nichel è contenuto in: fagioli, cavoli, lenticchie, porri, lattuga, piselli, spinaci, ananas, fichi, prugne, lamponi, molluschi e gamberetti, grano saraceno, miglio, avena, crusca e frutta secca. Ne soffrono in tutto il mondo il 15% delle donne ed il 5% degli uomini.
4) Fenilalanina: è un amminoacido presente in molte proteine animali. Chi soffre di Fenilchetonuria ha carenza di un enzima, la fenilalanina idrossilasi che metabolizza questo amminoacido. Le conseguenze più gravi si hanno sullo sviluppo del sistema nervoso centrale: al ritardo mentale si associano spesso manifestazioni di tipo neurologico (ipercinesia, epilessia). E’ importante diagnosticarla in tempo, evitando così queste gravi conseguenze tramite una dieta appropriata. Si stima che nel Nord America ci sia un caso ogni 12 000 nascite.
5) Intolleranza al glutine: prende il nome di Celiachia.Chi ne è affetto non può assumere alimenti che lo contengano, quali, ad esempio frumento, orzo, avena, farro, kamut, segale e tutti i loro derivati (farine, amidi, fiocchi, pasta, prodotti da forno quali grissini, crackers ecc., crusca, malto, dolci, biscotti.). In Italia si verifica un caso ogni 150/200 nati.
6) Fave: è più conosciuta come favismo ed è dovuta alla mancanza dell'enzima glucosio-6-fosfato deidrogenasi. La sindrome è ereditaria e causa anemia emolitica (distruzione dei globuli rossi) per ingestione di semi di fava o di alcuni farmaci (sulfamidici, cloramfenicolo, nitrofurantoina, primachina). Interessa l’ 1,25% degli italiani.
7) Cioccolato, fragole, ananas, frutti esotici, crostacei, albume d'uovo, formaggi fermentati, cavoli, pomodori, spinaci, spezie: sono responsabili di  reazioni pseudoallergiche in quanto, se assunti in grandi quantità, possono provocare sintomi simili a quelli di un'allergia vera e propria.
8) Sarde, tonno, aringhe, sgombri, salmone, crostacei, alcuni formaggi (gorgonzola, emmenthal, camembert), salsicce, salame, coppa, pomodori, peperoni, banane, spinaci, alcuni vini, birra:
Possono contenere elevate quantità di istamina (la sostanza che il nostro organismo produce in abbondanza durante le allergie) e questo fatto potrebbe spiegare l'insorgere di reazioni d'intolleranza in soggetti particolarmente sensibili.

Una curiosità
: chi soffre di allergia ai pollini, può presentarla anche nei confronti di quei cibi che contengono molecole simili a quelle del polline in questione.
Reattività crociate tra allergeni inalanti (pollini) ed alimentari
Betulla            Mela, pera, pesca, albicocca, prugna, ciliegia, banana, noce, nocciola, sedano, finocchio, carota.
Nocciolo         Mela, pesca, ciliegia, carota, limone.
Parietaria       Gelso, basilico, ciliegia, melone.
Graminacee   Pomodoro, melone, anguria, arancia, kiwi, frumento.
Composite     Sedano, mela, melone, anguria.
Ambrosie       Melone, banana.

 

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