Acque minerali

Le acque minerali italiane

Elemento principe del nostro organismo, l’acqua è indispensabile alla vita. Tra le varie tipologie proposte dal mercato però, capire quale sia l’acqua più giusta per noi può non essere così semplice: ecco alcuni consigli per districarsi meglio.

L’acqua è la sostanza in assoluto più diffusa sul nostro pianeta e proprio grazie alla sua presenza è stato possibile lo sviluppo della vita. Il nostro corpo ne è costituito per oltre il 60% e la maggior parte delle reazioni metaboliche necessita di un ambiente acquoso per avere luogo. Per questo motivo bere assume un’importanza fondamentale, tanto che i medici lo ripetono da anni: almeno un litro e mezzo di acqua ogni giorno aiuta il nostro organismo a depurarsi dalle tossine e a rimanere in forma. Il nostro Paese è un’autentica miniera di fonti, tanto che siamo il primo produttore ed esportatore di acque minerali, di cui però siamo anche i primi consumatori. E ce n’è davvero per tutti i gusti. Minerali, oligominerali, ricche di fluoro, di potassio, di magnesio, povere di sodio… come scegliere allora quella più giusta per noi? Un tempo era addirittura il medico a prescrivercele a seconda delle nostre esigenze, anche perché a parecchie acque si attribuiscono proprietà terapeutiche. Vediamone allora le caratteristiche salienti e come distinguerle le une dalle altre.

Cos’e’ l’acqua potabile
Cominciamo con i parametri di legge: ecco la definizione dei quattro tipi di acque destinate al consumo umano, cioè le “acque idonee al consumo umano” (meglio conosciute come “acque potabili”), le “acque minerali “, le “acque di sorgente” e le “acque da tavola”.
Con il termine “acque idonee al consumo umano”, o “acque potabili”, si intendono quelle (disciplinate dal D.L. 31/2001) provenienti da varie forme di approvvigionamento e distribuite tramite acquedotti, cisterne o confezionamento in bottiglie o in altri contenitori.
Le acque minerali invece, si distinguono dalle acque potabili per purezza, tenore in minerali e oligoelementi, per la provenienza da falde o giacimenti sotterranei attraverso sorgenti naturali o perforate e per l’assenza di qualsiasi trattamento di disinfezione e sono disciplinate dal D.L.. 105/1992.
Le acque di sorgente sono invece definite come acque destinate al consumo umano, imbottigliate alla sorgente allo stato naturale e, avendo origine da una falda o giacimento sotterraneo, provengono da una sorgente con una o più emergenze naturali o perforate (dal D.L.. 339/1999). Per quanto riguarda le caratteristiche, le acque di sorgente sono paragonabili a quelle potabili, ma al pari delle acque minerali devono avere il requisito della purezza e non possono subire alcun trattamento di disinfezione.
Per finire, le acque da tavola non sono nient’altro che acque potabili sottoposte a trattamenti per migliorarne il gusto e vendute in bottiglia.

Acqua minerale… ma quanto?
Le caratteristiche di ciascuna acqua dipendono dalla fonte di provenienza. I minerali in essa disciolti, infatti, provengono dal terreno attraverso il quale l’acqua stessa scorre e, a seconda delle sue caratteristiche, essa sarà più o meno ricca di certi elementi. Proprio la ricchezza in sali minerali o residuo fisso (ciò che rimane cioè dopo aver fatto evaporare completamente l’acqua) consente di classificare le acque in diverse categorie. Esso corrisponde alla quantità di sali minerali contenuta in un litro d’acqua ed espressa in mg. Secondo tale criterio vengono individuate quattro tipologie: acqua ricca di sali minerali, con residuo fisso oltre i 1.500 mg/l, nessuna indicazione per l’acqua contenente da 500 a 1.500 mg/l, acqua oligominerale con residuo fisso dai 50 ai 500 mg/l e acqua minimamente mineralizzata con residuo fisso inferiore a 50 mg/l.
Queste ultime, considerate “acque leggere”, sono particolarmente indicate per chi soffra di ritenzione idrica e calcoli renali, poiché favoriscono la diuresi, mentre quelle oligominerali sono delle perfette acque da tavola, adatte insieme alle precedenti, anche per chi soffre di ipertensione, poiché sono a basso tenore di sodio. Le acque minerali invece possono considerarsi degli ottimi integratori di sali e sono quindi ideali per chi pratichi sport. Esse vanno scelte in base alla loro particolare composizione, in funzione delle esigenze di ognuno e, se si usano come acque da tavola, bisogna avere l’accortezza di alternarle con quelle oligominerali, non superando comunque il litro al giorno. Quelle ricche di sali minerali, infine, devono essere bevute solo su prescrizione medica a scopo curativo. Solitamente si trovano in farmacia, ma non è raro trovarle anche nei supermercati.

Quanto bere?

L’acqua non ha il solo compito di dissetarci infatti. Essa è indispensabile nella regolazione della temperatura corporea, lubrifica i tessuti dei polmoni, degli occhi e della pelle, facilita i processi digestivi ed è indispensabile per trasportare i nutrienti, nonché per eliminare le sostanze di scarto tramite le urine e le feci (anch’esse composte in buona percentuale da acqua). Nell’arco della giornata noi eliminiamo il prezioso liquido non soltanto con le urine, ma anche attraverso il sudore e la respirazione e quindi, per recuperare le perdite, necessitiamo di circa 2-2,5 litri al giorno. Di questi circa 1-1,5 litri sono contenuti negli alimenti e quindi, per un corretto equilibrio idrico, sarebbe consigliabile berne almeno un litro al giorno. Certamente il fabbisogno varia a seconda dell’età, del clima, dell’attività fisica e dell’alimentazione, ma non si dovrebbe mai, in ogni caso, scendere al di sotto di questa soglia. Il senso di torpore, la secchezza della pelle o il colore giallo carico delle urine indicano che non beviamo a sufficienza.

Sei disidratato?
Per capire se si beve a sufficienza, basta fare un semplice test: si prende un lembo di pelle del dorso della mano e la si tiene sollevata per circa 15 secondi: più tempo impiega a tornare come prima, maggiore è il grado di disidratazione.

A ciascuno la sua acqua
Bere acqua non fa certo né dimagrire né ingrassare, ma se inserita nell’ambito di una dieta dimagrante, la scelta della giusta tipologia può rappresentare un valido aiuto per contrastare la ritenzione idrica, spesso causa di gonfiori improvvisi che vengono scambiati per grasso. I primi chili che si perdono, in effetti, sono proprio rappresentati dall’acqua legata, mentre il grasso viene eliminato solo in un secondo momento e a un ritmo inferiore (il grasso ha un peso specifico nettamente inferiore all’acqua). Bere quindi un’acqua “leggera”, cioè oligominerale, può aiutare a stimolare la diuresi e quindi ad eliminare i liquidi in eccesso, oltre ovviamente a depurare il nostro organismo. Questo tipo di acqua si rivela inoltre indicata per chi soffre di calcoli: il cosiddetto “colpo d’acqua” infatti ne favorisce l’espulsione. Esso consiste nel bere rapidamente circa un litro- un litro e mezzo di acqua, in modo che essa abbia un “effetto spinta”. Recenti scoperte inoltre sembrerebbero dimostrare che, contrariamente a quanto si è sempre creduto, un’acqua particolarmente ricca in calcio risulterebbe addirittura utile per prevenire la formazione dei dolorosi sassolini.
Bere un’acqua oligominerale e con un ridotto tenore di sodio aiuta molto chi invece soffre di ipertensione, poiché da un lato l’aumentata diuresi favorisce l’espulsione di questo elemento e dall’altro se ne introduce certamente di meno. Questo è particolarmente vero per chi ha la pressione arteriosa leggermente superiore ai limiti stabiliti, mentre per coloro i quali essa sia particolarmente elevata l’apporto che l’acqua può dare nella sua riduzione si rivela poco significativo, anche se rimane certamente positivo.
Chi ha difficoltà digestive invece dovrebbe ricorrere a un’acqua particolarmente ricca in bicarbonato-solfato, che stimola il fegato e il pancreas alla produzione di enzimi digestivi e sali biliari, tamponando nel contempo l’aumentata acidità gastrica.
L’acqua poi si rivela un aiuto efficace anche per chi ha una particolare necessità di calcio, come ad esempio i bambini, le donne in gravidanza o gli anziani a rischio osteoporosi, ma è importante scegliere quella giusta. Il calcio infatti per poter essere assorbito deve essere in forma biodisponibile e questa è una prerogativa solo di alcune acque minerali, che riportano in etichetta la dicitura “calcio biodisponibile”. Esse si rivelano efficaci nei casi di carenze lievi, poiché integrano le quantità introdotte con gli alimenti (latte e latticini in primis) senza incidere sull’introito calorico.

Liscia o gassata?
Molti commettono l’errore di indicare col termine “acqua minerale” quella frizzante. Come abbiamo visto, questo è sbagliato. Le acque minerali devono essere imbottigliate così come sgorgano alla sorgente per essere ritenute tali, siano esse lisce o effervescenti. Per distinguerle, in etichetta è riportata la menzione “naturale” se l’acqua è liscia, “effervescente naturale” se l’acqua è leggermente frizzante senza che vi si intervenga in alcun modo e “addizionata di anidride carbonica” se le bollicine sono frutto di un intervento tecnologico.
Pare che l’acqua frizzante abbia il pregio di dissetare di più e si possa anche vantare di avere un sapore più gradevole. Le bollicine infatti agiscono sulle papille gustative, responsabili in parte della sensazione di sete, anestetizzandole blandamente. In realtà sia essa liscia o gassata, l’acqua disseta nella stessa identica maniera.
Molte persone però evitano l’acqua frizzante in quanto sono convinte che essa faccia male: in realtà quest’acqua favorisce la digestione e aiuta chi è a dieta a mangiare meno, perché dilata leggermente lo stomaco aumentando il senso di sazietà. Dovrebbero evitarla però coloro che soffrono di aerofagia e gonfiori addominali, in quanto in questo caso andrebbe ad amplificare il problema.

Impariamo a leggere l’etichetta
Una volta individuato il tipo di acqua che fa per noi, rimane il problema di trovarla tra le tante marche disponibili in commercio. E’ importante allora imparare a leggere l’etichetta, per capire le qualità salienti di ciascun prodotto. Impariamo allora ad interpretarla correttamente. Con il termine “residuo fisso”, come abbiamo visto, si intende ciò che rimane dopo aver fatto completamente evaporare l’acqua. Questa informazione ci fa capire il grado di leggerezza dell’acqua stessa, poiché ciò che resta (residua appunto) sono i sali minerali: minore è il residuo fisso, maggiore è il grado di leggerezza. Il pH invece indica il grado di acidità dell’acqua: un pH inferiore a 7 ci dice che l’acqua è leggermente acida ed è quindi adatta per chi ha problemi digestivi, mentre un’acqua lievemente alcalina (cioè con pH superiore a 7) aiuta chi ha problemi di acidità, poiché contribuisce a riequilibrare il pH dello stomaco. La durezza indica invece la quantità di carbonati presenti, e viene indicata in gradi francesi. Maggiore è questo valore, maggiore è la quantità di “calcare” contenuto. La data di scadenza, infine, è fissata generalmente a un anno e mezzo-due dall’imbottigliamento, e dà un’indicazione su quando sia preferibile consumarla. Oltre quel termine, se conservata nelle idonee condizioni, essa non diviene nociva per la salute, ma potrebbe cambiare le proprie caratteristiche organolettiche.

Come conservarla
Una volta proceduto all’acquisto, è importante che l’acqua venga conservata nella giusta maniera. Di questo prodotto si tende infatti a fare scorta, ma non tutti sanno che una conservazione inidonea la può alterare. Le bottiglie vanno riposte in un luogo fresco, in modo da impedire la moltiplicazione dei batteri presenti (ricordiamoci che la sterilità assoluta non esiste) e al riparo dalla luce, che potrebbe innescare alcune reazioni chimiche indesiderate. Chi desidera berla fredda, può conservarla in frigorifero, avendo cura però di tenere tappata la bottiglia. L’acqua potrebbe infatti assorbire gli odori dei cibi vicini, assumendo quindi sapori indesiderati. Inoltre, se gassata, potrebbe perdere le tanto amate bollicine.

Quando bere?
Ora che l’acqua non ha più segreti, resta un ultimo punto da chiarire: quando e quanto bere?
In generale si dovrebbero consumare un litro e mezzo o due al giorno durante tutto l’arco della giornata. E’ importante abituarsi a bere non soltanto quando si ha sete, ma ad intervalli regolari. Bisogna bere a piccoli sorsi e in più riprese, avendo cura, specie se si è accaldati, di non bere acqua troppo fredda in grandi quantità, al fine di scongiurare il pericolo di congestioni. Anche se siamo molto sudati è importante bere lentamente: ingerire infatti un grosso quantitativo di acqua tutta in una volta non farebbe altro che farci sudare ancora di più. E’ una buona abitudine, inoltre, bere almeno un paio di bicchieri al mattino appena svegli e la sera prima di coricarsi e a stomaco vuoto prima dei pasti. L’acqua infatti dà un temporaneo senso di sazietà che ci aiuta a mangiare di meno. Non bisognerebbe invece bere eccessivamente durante il pasto o subito dopo, poiché si rischia di diluire eccessivamente i succhi gastrici.
Ad ogni modo, qualunque sia l’acqua che scegliamo per noi, sia essa minerale o “di rubinetto”, è importante abituarsi a bere molto, per mantenere sempre pulito il nostro organismo e garantirci così una buona salute.

 

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