Ferro

Carenza di "ferro"

Pur essendo uno tra gli elementi più diffusi sulla Terra, il ferro è spesso carente nel nostro organismo, che è strutturato in modo da ridurne le perdite al minimo indispensabile, come se invece fosse un elemento rarissimo.

La parola ferro ci porta alla mente l’immagine di un metallo che ritroviamo in molti oggetti di uso comune ed in svariati minerali. Ad una riflessione più approfondita, però, scopriamo che il ferro non riguarda soltanto il regno minerale, ma fa a buon diritto parte anche di quelli animale e vegetale. Infatti, se partiamo dal presupposto che nulla si crea e nulla si distrugge, non possiamo non osservare che tutto ciò che è presente sul nostro pianeta è costruito a partire dagli stessi elementi diversamente combinati tra di loro, ferro compreso. Pur essendo largamente diffuso sul nostro pianeta, quest’elemento, presente nel nostro corpo in una quantità che può variare tra i 2 ed i 6 g, nonostante la quantità esigua e la sua grande disponibilità, è spesso carente nel nostro organismo, particolarmente in quello femminile.
Questo deficit è una tra le più diffuse carenze alimentari del mondo. Chi di noi, infatti, non conosce almeno una persona che abbia avuto problemi di carenza di ferro? Come per tutti gli elementi, anche per questo esiste un bilancio nel nostro organismo: se la quantità assorbita è inferiore a quella eliminata, esso sarà negativo, e si instaurerà un’anemia sideropenica (da sideros = ferro, penica = mancanza). Essa determina una diminuzione dell’emoglobina presente nel sangue e la conseguente formazione di globuli rossi più piccoli del normale (microcitici). Il ferro infatti è indispensabile nella sintesi dell’emoglobina, la principale proteina costituente i globuli rossi (eritrociti), quindi una sua mancanza, implica una loro riduzione di volume. L’anemia ferropriva è una manifestazione clinica molto “democratica”, perché non fa distinzioni di età, sesso ed area geografica: in molte nazioni, quali ad esempio gli USA, rappresenta un vero e proprio problema di salute pubblica.
Nella maggior parte dei casi, questa situazione si verifica in seguito a delle perdite di sangue, anche non importanti, ma prolungate nel tempo. E’ il caso, per le donne in età fertile, delle mestruazioni, ma potrebbe capitare anche nel caso di un’ulcera sanguinante. E’ bene ricordare che l’anemia non costituisce, di per sé, una malattia, ma è sempre il sintomo di qualcosa che nel nostro organismo potrebbe non funzionare e va quindi vista come un utile campanello d’allarme.

La geografia del ferro
Il contenuto totale di ferro nel nostro organismo è di circa 4 g per un uomo e di 2,5 g per una donna. Esso, in condizioni normali, si trova per i due terzi nel sangue, legato all’emoglobina presente nei globuli rossi, mentre la restante parte si trova nei muscoli, legata ad una proteina, la mioglobina. Una minuscola parte si trova infine legata agli enzimi che prendono parte al metabolismo cellulare. Le forme di deposito del ferro sono essenzialmente la ferritina e l’emosiderina, mentre un’altra proteina, la transferrina, si occupa del suo trasporto. Il suo assorbimento è molto basso e varia anche in funzione dello stato fisiologico dell’individuo (è maggiore durante la crescita e in gravidanza), con una percentuale che si assesta intorno al 7-11% di quello ingerito. Esso è facilitato da un ambiente acido e dalla presenza della vitamina C (è solo il ferro ridotto che viene assorbito, mentre la forma ossidata non lo è: la vitamina C ha quindi un ruolo fondamentale nell’impedirne l’ossidazione), mentre la presenza di fitati (nelle verdure) ed altre sostanze, solitamente contenute nei vegetali, lo ostacola. Per questo il ferro contenuto negli alimenti di origine animale (ferro eme) si rivela essere più biodisponibile. L’utilizzo di questo elemento avviene prevalentemente nel midollo osseo, dove i globuli rossi senescenti vengono distrutti. Dalla loro rottura si libera il ferro in essi contenuto, che per il 95% viene incorporato nei nuovi eritrociti che andranno a sostituire quelli eliminati.

Le cause della carenza
La carenza di ferro può essere favorita da particolari condizioni fisiologiche. Un caso tipico è la gravidanza, dove aumenta il fabbisogno di questo elemento (ed anche la percentuale assorbita dall’intestino!), ma, chiaramente, se a ciò non fa seguito anche una modifica del regime alimentare, si verificherà una situazione di bilancio ferrico negativa. Il ferro in questo caso non viene perso, ma è destinato al nascituro, che in questo modo, però, lo sottrae alla madre, la quale, se non lo reintegra attraverso la dieta, ne andrà in carenza. Questo può accadere in tutti i casi di aumentato fabbisogno, quali il puerperio e l’infanzia.
Altre situazioni che possono portare alla carenza si possono osservare laddove vi siano situazioni di alterato assorbimento, quali ad esempio le malattie intestinali (in particolar modo nei celiaci), quando la dieta è scorretta (è più facile che ne soffra un vegetariano, se non sta bene attento a soddisfare il suo fabbisogno) o quando, per svariati motivi (mestruazioni abbondanti, ulcera, tumore dell’intestino) vi siano delle perdite di sangue protratte.
In condizioni normali, le perdite di ferro ammontano a circa 1mg al giorno, quantità che raddoppia per le donne in età fertile, che, per via delle mestruazioni, ne perdono circa 20-40 mg al mese. Le perdite fisiologiche sono principalmente dovute all’esfoliazione degli epiteli dell’apparato gastro-intestinale, cui si aggiunge circa mezzo grammo perso con le feci e quantità inferiori perse tramite il sudore, la bile e le urine o con la desquamazione di cellule appartenenti ad altri organi.

Il ruolo del ferro
Abbiamo visto poc’anzi come il ferro sia un costituente fondamentale dell’emoglobina. Questa proteina ha il ruolo di raccogliere l’ossigeno, legandolo a sé, quando l’eritrocita si trova nei polmoni, per rilasciarlo poi nei tessuti che ne hanno necessità. Qui lo scambia con l’anidride carbonica, un prodotto di scarto del metabolismo cellulare, e si riavvia nei polmoni, per caricare dell’altro ossigeno e rilasciare la CO2 che verrà espulsa con l’espirazione.
Da tutto ciò si capisce come una carenza di ferro comporti una più difficoltosa ossigenazione dei tessuti, che si traduce in debolezza ed affaticamento (il metabolismo diviene meno efficiente) e nel ben noto pallore.

I sintomi e la cura    
L’anemia sideropenica provoca, oltre ai sopracitati pallore ed affaticamento, altri sintomi non specifici, quali astenia, palpitazioni, mancanza di respiro, piccole ulcerette agli angoli della bocca e bruciore della lingua. Una volta accertata l’anemia, si rende necessario individuare che cosa l’abbia causata e procedere con la sua cura (ad esempio curare la gastrite, se la causa dell’anemia è stata questa). Per quanto riguarda la carenza di ferro, solitamente si ricorre all’integrazione tramite medicinali per rimediare all’anemia ed in seguito, se la causa era una dieta sbagliata, si provvede ad incrementarne l’apporto dietetico, prediligendo i cibi di origine animale, contenenti ferro eme (il gruppo eme è una molecola contenuta all’interno dell’emoglobina), più facilmente assorbibile.
Premesso che il ferro dietetico è solo il 5% di quello totale (come detto in precedenza, quello proveniente dalla rottura dei globuli rossi viene quasi totalmente riutilizzato), si calcola che in media una dieta appropriata ne contenga circa 6 mg ogni 1000 Kcal (per questo l’anemia si cura solitamente con i farmaci: con una dieta da 5000 Kcal la quantità di ferro ingerita sarebbe di appena 30 mg, mentre la richiesta può arrivare, in alcuni casi, anche fino a 150 mg giornalieri!), quantità più che sufficiente a soddisfare il fabbisogno del nostro organismo, in condizioni normali.

I fabbisogni stabiliti dai LARN variano in funzione del sesso e dello stato fisiologico dell’individuo
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MASCHI
Infanzia                                  9 mg/die
Adolescenza (11-17 anni)     12 mg/die
Adulti                                     10 mg/die

FEMMINE    
Infanzia                          9 mg
Adolescenza            12/18 mg/die*
Età fertile                     18 mg/die
Gravidanza                  30 mg/die
Allattamento               18 mg/die
Menopausa                10 mg/die

Non tutti sanno che…
•    Una piccola parte del ferro ingerito proviene dalle pentole e dagli utensili che vengono in contatto con il cibo.
•    Il neonato ha una scorta di ferro sufficiente per i primi sei mesi di vita. Successivamente si deve ricorrere a delle integrazioni (già presenti negli alimenti destinati alla prima infanzia), poiché sia il latte materno che quello vaccino ne sono carenti.

Gli alimenti con un contenuto maggiore di ferro

(per 100 g. di parte edibile)
Alimento                         Contenuto di ferro

Milza, bovino                          42.00
Fegato, suino                         18.00
Tè, in foglie                            15.02
Cacao, amaro in polvere        14.03
Crusca di frumento                12.09
Fegato, ovino                        12.06
Storione, uova (caviale)        11.08
Pepe nero                             11.02
Germe di frumento                10.00
Menta                                      9.05
Fagioli borlotti, secchi, crudi    9.00
Fagioli cannellini, secchi, crudi 8.08
Fegato, bovino                        8.08
Rosmarino                               8.05
Fagioli, secchi, crudi                8.00
Lenticchie, secche, crude        8.00
Rene, bovino                           8.00
Radicchio verde                       7.08
Pistacchi                                  7.03
Farina, soia                             6.09
Soia, secca                              6.09
Polmone, bovino                     6.07
Ceci, secchi, crudi                   6.04
Anacardi                                 6.00
Rana                                      6.00
Ostrica                                   6.00
Cozze                                    5.08
Muesli                                    5.06
Basilico                                  5.05
Scorfano                                5.05
Cuore, suino                          5.03
Fiocchi d'avena                      5.02
Rucola                                   5.02
Fave, secche, sgusciate        5.00
Cioccolato, fondente             5.00
Uova, gallina, tuorlo              4.09
Lievito di birra, compresso    4.09
Cuore, bovino                       4.06
Piselli, secchi                         4.05
Farina, avena                       4.02
Prezzemolo                          4.02
Patè, di fegato                     4.01

 

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