Allattamento
Magico momento per mamma e figlio
Dopo la gravidanza e il
parto, l’allattamento costituisce uno dei momenti più emozionanti della
vita di una donna, e serve, tra le altre cose, a rendere unico e
indissolubile il legame tra una mamma e il suo bambino. Il latte materno
poi è il migliore per il neonato, poiché è formulato appositamente per
lui, e per questo è importante (quando è possibile, ovviamente) optare
per l’allattamento al seno. Ma come deve nutrirsi una neo mamma per non
avere problemi di carenze alimentari?
Diventare mamme è
senz’altro uno dei momenti più belli e intensi della vita di una donna.
Specie se siamo alla prima maternità, e nonostante rappresenti anche un
periodo estremamente faticoso, difficile da gestire. Bisogna
familiarizzare con il nuovo arrivato, imparare a capire e soddisfare i
suoi bisogni e tra questi quello fondamentale del nutrimento. I primi
mesi la mamma costituisce anche la principale, se non unica, fonte di
sostentamento per il proprio bambino, grazie al suo latte, il miglior
alimento in assoluto per lui. Allattare, però, non sempre si rivela un
comportamento naturale, tant’è che le neo mamme hanno spesso bisogno di
aiuto e consigli per tranquillizzarsi e svolgere al meglio il proprio
compito.
Come, cosa e quanto mangiare ad esempio? E’ vero che bere
birra aumenta la produzione di latte? Esistono alimenti che possono dare
fastidio al bambino? Tra verità scientifiche e luoghi comuni, decidere
per il meglio è spesso difficile. Vediamo allora di chiarire i molti
sentito dire sull’argomento, in modo da rendere il più piacevole e
sereno quest’importante momento della vita che contribuisce a rendere
unico e indissolubile il legame tra una mamma e il suo bambino.
Iniziamo dalla dieta
Cosa
può o non può mangiare una neo mamma? Quante calorie deve assumere?
Quali sono le esigenze nutrizionali. I fabbisogni di una donna che
allatta dipendono principalmente dalla quantità di latte prodotto
giornalmente (in media 700-800 ml). I “costi energetici”
dell’allattamento sono da considerarsi molto superiori a quelli
richiesti dalla gravidanza, periodo durante il quale l’organismo ha
appositamente e preventivamente accumulato scorte di grasso da
utilizzare proprio in vista di questa spesa energetica. In generale, il
surplus calorico durante questa fase della vita dovrebbe essere tra le
450 e le 550 Kcal giornaliere, con un aumentato fabbisogno soprattutto
per quanto riguarda il calcio, le proteine e l’acqua. E’ necessario che
questi elementi vengano forniti tramite la dieta, poiché in caso
contrario essi saranno prelevati direttamente dall’organismo materno,
con danni a volte seri sulla salute della donna.
E’ opportuno invece
precisare che la composizione del latte non è strettamente influenzata
dall’alimentazione materna, per cui anche se la madre segue una dieta
nutrizionalmente sbilanciata, grazie al particolare metabolismo che
porta alla produzione del latte, difficilmente il bambino manifesterà
qualche carenza.
Particolarmente importante è l’apporto proteico,
che deve essere incrementato di circa 17 grammi al giorno, passando
quindi dai 60 grammi medi (un grammo di proteine per chilo di peso
corporeo) a 77 g al giorno, avendo cura di non farsi mancare proteine
nobili e di alto valore biologico, come quelle provenienti da latte e
derivati, che forniscono anche il calcio, un elemento essenziale
Per
quanto riguarda gli zuccheri, sarebbero da preferire quelli provenienti
dai carboidrati complessi, come pasta, pane o riso, limitando i dolci e
le bibite, che potrebbero aumentare di molto le calorie introdotte
senza risultare sazianti. Per i grassi invece il discorso è differente:
la tipologia assunta con la dieta influenza e molto la composizione del
latte materno. E’ bene quindi sceglierli tra quelli ricchi in omega 3 e
omega 6, preferendo quindi un’alimentazione che preveda più grassi di
origine vegetale rispetto a quelli animali, ad eccezione del pesce, che
costituisce invece un’eccellente fonte di acidi grassi polinsaturi.
Anche
se non dà alcun apporto calorico inoltre, la dieta della nutrice non
deve trascurare i liquidi: è essenziale infatti assumerne in quantità,
per non correre il rischio di disidratazione e mantenere costante la
produzione di latte. Bisogna fare in modo di bere almeno 2-3 litri di
acqua al giorno, prediligendo quella oligominerale non gassata e facendo
attenzione a che i nitrati non superino i 10 mg/L. Al posto dell’acqua
si possono ovviamente assumere succhi di frutta o brodo, facendo
ovviamente attenzione a non incrementare eccessivamente l’introito
calorico.
Per quanto riguarda le vitamine, così come in gravidanza
anche durante l’allattamento è consigliabile un’integrazione, poiché
esse sono alla base di numerosi processi metabolici, tra cui quelli
della produzione del latte appunto, nel quale sono presenti in buona
quantità. Sempre per evitare carenze, è raccomandabile che la mamma
segua una dieta quanto più possibile varia ed equilibrata, ricca
soprattutto in frutta e verdura fresche, preferibilmente crude, per non
alterare il loro contenuto di questi preziosi elementi. I vegetali
oltretutto, sono anche un’ottima fonte di fibra, sostanza che non
fornisce nutrimento ma che è comunque indispensabile per il benessere
dell’organismo, in particolare contro la stipsi, tipica della gravidanza
e dell’allattamento.
La dieta materna dunque deve essere il più
possibile variegata e bilanciata, in modo da apportare la giusta
quantità di nutrienti senza aumentare eccessivamente l’apporto calorico.
Latticini, carne, pesce, pasta e riso nelle giuste quantità
rappresentano senz’altro delle ottime fonti di nutrimento, senza
tralasciare ovviamente la frutta e la verdura, che anche in questa fase
della vita devono essere assunte in abbondanza (almeno cinque porzioni
al giorno), avendo cura di sceglierle di colori diversi, in modo da
beneficiare di tutte le loro proprietà benefiche. Se è vero però che
solo pochi alimenti sono in grado di alterare la composizione del latte
materno in termini di nutrienti, è altrettanto vero che ne esistono
molti che andrebbero limitati o completamente eliminati durante questo
periodo, perché conferiscono un sapore sgradevole al latte o perché in
essi sono contenute sostanze che riescono a passare in questo alimento,
determinando nel bambino disturbi di varia natura. Nella prima categoria
rientrano i cibi molto aromatici e le spezie, come aglio, cipolla, ma
anche asparagi, mandorle e cavolfiori: la loro assunzione dovrebbe
essere evitata o almeno limitata il più possibile, così come quella di
vino e birra, che devono essere assunti in modica quantità. L’alcol
infatti è in grado di passare nel latte materno e per questo motivo è
tassativamente vietato il consumo di superalcolici, che porterebbero nel
latte grosse quantità di questa sostanza.
Anche tutte le bevande
contenenti caffeina poi, come caffè, tè o cola, andrebbero limitate il
più possibile, per non eccitare eccessivamente il bambino, così come gli
alimenti allergizzanti e piccanti. Gli alimenti che possono provocare
allergie o liberazione di istamina da parte dell’organismo materno,
infatti, possono rivelarsi nocivi anche per il bambino, che assumerà
questa molecola (responsabile della risposta allergica e infiammatoria)
nel latte. Un esempio sono le arachidi, i gamberi e i crostacei in
genere, la frutta secca, i formaggi erborinati, ma anche le fragole o la
cioccolata e tutti quei cibi che contengono glutammato monosodico, come
i dadi da brodo o la salsa di soia. E’ inoltre importante che la
nutrice non fumi e che conduca una vita regolare, facendo molta attività
fisica all’aria aperta (passeggiate soprattutto), in modo da non
aumentare di peso, ma anzi smaltendo i chili accumulati durante la
gravidanza.
Per quanto riguarda l’assunzione dei farmaci, è sempre
bene chiedere un consiglio al medico, poiché questi, come in gravidanza,
sono in grado di passare nel latte materno e quindi il loro impiego
dovrebbero essere riservato solo ai casi di effettiva necessità. Se
dovesse capitare di assumerne sapendolo in anticipo, come ad esempio in
previsione di un appuntamento dal dentista che preveda l’impiego
dell’anestesia, è possibile anche tirare preventivamente il latte
necessario, in modo da poterlo dare al bambino in un secondo tempo.
Il
latte materno si può conservare sia in frigorifero, che nel
congelatore: nel primo caso è da somministrare nell’arco delle 24 ore,
mentre è possibile conservarlo per 3 mesi nel freezer e per non più di
due anni nel congelatore, a –18°C. E’ importante che i contenitori
impiegati siano appositamente destinati allo scopo (in commercio ce ne
sono di vari tipi), che siano sterili e preferibilmente non di vetro,
poiché quest’ultimo è in grado di trattenere sulle pareti delle sostanze
presenti nel latte che quindi non arriverebbero al bambino. Per non
favorire lo sviluppo di eventuali microrganismi inoltre è consigliabile
optare per uno scongelamento a basse temperature, da effettuarsi sotto
acqua fredda o nel frigorifero, mentre è da evitare quello a temperatura
ambiente.
Alimenti da evitare e alimenti da assumere con moderazione
• Caffè: non più di due tazzine al giorno, scegliendo preferibilmente quello decaffeinato
• Thè: meglio se deteinato
• Vino e birra: al massimo mezzo bicchiere di vino o una lattina di birra a pasto
• Superalcolici: assolutamente vietati
•
Cibi speziati o con aromi particolari: sono la limitare. Tra questi
rientrano aglio, cipolle, asparagi, funghi, carciofi e via discorrendo
•
Cibi potenzialmente allergizzanti: sono cibi che possono provocare
nella madre una produzione di istamina, che poi passa nel latte. Sono
solitamente cioccolato, frutta secca, glutammato monosodico e i
crostacei.
Per aumentare la produzione di latte e
dare sollievo alle dolorose colichette che possono avere i neonati,
risulta molto proficuo bere un paio di tazze di tisana di finocchio, che
oltretutto dona un sapore più dolce al latte stesso.