Diete per dimagrire
Quale dieta scegliere?
Se ci si inoltra nel
mondo dei numeri e delle statistiche, scopriamo che il genere umano che
più utilizza le diete alimentari è fatto sempre dagli stessi individui.
In parole povere, indipendentemente dal tenore di vita, dallo stato
sociale, dalla crisi economica e del calo dei consumi, chi fa la dieta è
una persona che ha bisogno di crearsi una sorta d'impegno psicologico.
In Italia, ci sono ben tredicimilioni di individui che cercano,
ripetutamente, di seguire una dieta dimagrante spesso inutile, se non
addirittura dannosa. Per capire se è proprio il caso di sottoporsi ad un
grande stress psicofico per cercare di eliminare qualche chilo di
troppo, è necessario sapere il perché s'ingrassa, e quali sono i vizi e
le virtù delle diete in auge.
Perché si ingrassa?
È una questione molto semplice di bilancio alimentare: se assumiamo
più calorie di quelle che bruciamo, il disavanzo non viene scartato, ma
immagazzinato dal nostro organismo. Senza contare che il nostro stile di
vita è notevolmente cambiato. Grazie anche alle moderne tecnologie, il
lavoro "pesante" non esiste quasi più. Inoltre, siamo circondati da
infinite comodità che ci risparmiano da ogni sorta di fatica e dal
consumo delle calorie ingerite.
Se invece si va a ritroso nei precedenti 100 milioni d'anni, scopriamo
che l'uomo doveva fare i conti con le carestie e la scarsità di cibo.
Inizialmente cacciatore e raccoglitore, in seguito allevatore e
contadino, l'uomo ha sempre dovuto lavorare duramente per riuscire a
soddisfare i propri fabbisogni alimentari, e spesso con risultati
insoddisfacenti. Era favorito chi, aiutato da una predisposizione
genetica, riusciva a costruirsi delle riserve fisiche di grasso cui
attingere
per far fronte alla mancanza del cibo. Caratteristica
determinante che ha prodotto, in questi individui, maggiori possibilità
di sopravvivenza e, quindi, di riproduzione e di "selezione naturale".
Inoltre, per far fronte alle carenze alimentari, il nostro cervello ha
sviluppato, nel tempo, degli stimoli particolari che ci inducono a
mangiare di più proprio quando c'è abbondanza, quasi a voler costruire
una scorta alimentare. Non è un caso quindi, se davanti ad un ricco
buffet, nessuno resiste alla tentazione di assaggiare tutte le pietanze
proposte.
Oltre a questi motivi, ce ne sono molti altri che ci spingono ad
assumere calorie in eccesso. Viviamo in una società che ci stimola verso
maggiori consumi e nel contempo ci crea stati d'ansia continui. Quindi,
spesso si mangia non per fame ma per compensare la nostra
insoddisfazione, oppure per cercare di calmare le nostre ansie. Non
dimentichiamo inoltre, che per molti popoli l'abbondanza di cibo è una
conquista recente, perciò spesso rappresenta uno "status simbol", cui
non si riesce a farne a meno.
Ci possono essere migliaia di giustificazioni al fatto d'essere
sovrappeso, ma l'imperativo deve essere uno solo: dimagrire e cambiare
stile di vita, altrimenti sono dolori!
Ecco che allora ricorriamo a diete d'ogni genere, con la speranza e
l'illusione di perdere velocemente il peso in eccesso, magari accumulato
in tanti anni di grandi abbuffate e di vita sedentaria. Quindi, dieta
sì! Ma con l'ottica di soddisfare le proprie esigenze nutrizionali, e
con l'obiettivo di intraprendere un cammino che ci porti a migliorare il
nostro stile di vita.
Confrontiamo le diete più conosciute
Dieta a Zona
Sicuramente tra le più gettonate, si basa su un principio molto
semplice: cercare di perdere peso non riducendo le calorie, ma
combinando in maniera particolare i vari principi nutritivi tra loro, in
modo da agire sul metabolismo. In particolare, secondo il suo ideatore,
bisognerebbe ingerire il 40% di carboidrati, il 30% di grassi e il
restante 30% (in peso) di proteine.
Dieta del minestrone
Prevede il consumo di minestrone una volta il giorno, insieme a
frutta, verdura, formaggio, carni magre e pesce. Esclude completamente
la pasta.
Questa dieta è squilibrata nutrizionalmente e molto restrittiva per la
carenza di calorie che comporta. Fa sicuramente perdere peso, ma non
può però essere seguita per un lungo periodo poiché non soddisfa il
naturale fabbisogno di carboidrati, sali, vitamine e fibre.
Dieta della frutta
Anche questa è una dieta da seguire per un breve periodo. Chi
la segue deve mangiare nell'arco della giornata lo stesso frutto a
colazione, pranzo e cena, integrando con yogurt, formaggio e verdura.
Ogni giorno è previsto un frutto diverso. Frutta e verdura sono tra i
migliori alimenti per combattere i radicali liberi e sono inoltre ricche
di vitamine, sali minerali e micronutrienti, che prevengono il rischio
di malattie cardiovascolari.
Questo regime alimentare può far perdere fino a due chili in una
settimana, ma è comunque sbilanciato dal punto di vista nutrizionale.
Dieta crudista
Si basa sul principio che gli alimenti cotti perdano gran
parte delle loro proprietà nutritive, perciò chi la segue consuma solo
cibi crudi. Oltre a presentare dei rischi igienici, per via del consumo
di carne e pesce crudi, questa dieta è controindicata per le persone che
soffrono di problemi gastrointestinali.
Dieta dello yogurt
Prevede il consumo quotidiano di quattro vasetti di yogurt, con un
solo pasto "tradizionale" al giorno (un primo e/o un secondo poco
calorici). Se da un lato lo yogurt è un alimento ricco in calcio,
stimola il rafforzamento del sistema immunitario, facilita
l'assimilazione di zuccheri e proteine, stimola l'eliminazione delle
tossine ed equilibra la microflora intestinale, dall'altro bisogna
ricordare che, come tutte le diete "monotematiche", anche questa è
sbilanciata da un punto di vista nutrizionale (in particolare per quanto
riguarda l'apporto di carboidrati, sali minerali, vitamine e fibre) e,
quindi, non può essere seguita per un lungo periodo.
La cucina ASI
I piatti cucinati secondo i principi ASI devono essere
Appetibili, Sazianti e Ipocalorici. Non esistono piatti proibiti: si può
utilizzare qualsiasi alimento, anche quelli ipercalorici, purché nelle
giuste quantità, in modo da non superare il contributo energetico
prefissato. Secondo questo tipo di cucina (ideata da Roberto Albanesi e
Alberto Ribaldi), infatti, i primi piatti e i secondi non devono
superare le 100 calorie per 100 g, zuppe e minestre devono averne 50, i
dolci al cucchiaio 150 e quelli da forno 240. Le calorie vanno calcolate
sull'alimento cucinato, sommando i contributi dei singoli elementi e
dividendo il totale per il peso del piatto stesso.
Dieta dissociata
Si basa sul principio che i pasti troppo complessi sono
difficilmente assimilabile, perciò mira ad ottenere una diminuzione del
peso corporeo attraverso un corretto bilanciamento degli alimenti. In
pratica, chi la segue non deve mangiare contemporaneamente carboidrati e
proteine perché, secondo William Hay, il medico americano che l'ha
messa a punto all'inizio del 1900, per essere digeriti i primi
richiederebbero un ambiente basico, mentre per le seconde sarebbe
necessario un ambiente acido. I nutrizionisti la sconsigliano perché, se
non si pone particolare attenzione alla varietà del menù giornaliero,
in modo da assumere tutti i nutrienti, può facilmente rivelarsi
sbilanciata.
Dieta GIFT
Realizzata dal Dottor Attilio Speciani, la dieta GIFT (Graduality,
Individuality, Flexibility, Tone), si basa sostanzialmente
sull'attivazione del metabolismo, la risposta insulinica e la scelta dei
nutrienti. La dieta Gift vuole essere un modello di vita, da seguire
sempre e senza grosse rinunce, in modo da ottenere la perdita di peso e
il suo mantenimento in tempi magari non rapidissimi, ma con risultati
duraturi e non solo sull'aspetto fisico.
Insieme alle diete per perdere peso, ne esiste un'altra categoria, ossia quei regimi alimentari basati su motivi etici e filosofici:
Dieta macrobiotica
Più che una dieta, è una filosofia alimentare d'ispirazione
orientale, basata su due principi fondamentali: lo yin e lo yang,
presenti in ogni fenomeno naturale.
Lo yin è la forza centrifuga e ne fanno parte tutti quegli alimenti
che tendono a rilassarci ed a predisporci ad un'apertura mentale; lo
yang è la forza centripeta e include tutti gli alimenti che ci fanno
sentire attivi.
Questi due principi si attirano e respingono di continuo, ed ogni
alimento si può classificare in base alla predominanza dell'uno o
dell'altro. Il fine di questa dieta è di equilibrarli tramite
l'alimentazione, ovvero attraverso un consumo equilibrato di cibi yin e
yang, per vivere in salute ed armonia. Gli alimenti devono essere
integrali, naturali e biologici, vanno consumati preferibilmente crudi o
al massimo cotti in acqua; non si possono assumere cibi preparati
industrialmente.
Sono esclusi la carne, il latte ed i latticini, mentre è ammesso il
pesce, anche se con alcune restrizioni. Gli alimenti base sono i
cereali, i legumi, la verdura e le alghe.
Non è molto semplice da seguire, poiché, per essere equilibrata, necessita di modifiche continue.
Dieta vegetariana
Si divide in due correnti: i vegetariani, che non mangiano la
carne ed il pesce, ma ammettono il consumo di uova, latte e derivati e
miele ed i vegetaliani (o vegan), che invece li escludono. Specialmente
questi ultimi devono spesso ricorrere all'uso di integratori, perché
possono andare facilmente incontro a carenze (specie di vitamina B12 e
Ferro). Chi decide di seguirla, deve farlo in maniera graduale, per
consentire all'organismo di adattarsi al nuovo regime alimentare.
Dieta olistica
Questo regime dietetico è incentrato sulla psiche della persona che lo
deve seguire, tentando di superare le sue insicurezze e di capire i
motivi che la spingono a mangiare male ed in quantità esagerata. Si
propone perdite di peso lente e graduali e mira a non far più riprendere
le cattive abitudini che hanno determinato il sovrappeso, in modo che
la dieta, intesa come privazione alimentare, non sia più necessaria, e
che pratiche più corrette diventino esse stesse delle abitudini sane,
piacevoli e soddisfacenti. Viene prescritta da un medico, che chiede
inizialmente di tenere un "diario alimentare" in cui si annota cosa si
mangia, quando e quanto, per verificare l'apporto calorico giornaliero
ed il rapporto del paziente con il cibo. Vengono inoltre prescritte
delle analisi del sangue. Solitamente la dieta olistica prevede regimi
diversificati e gradevoli, con un apporto calorico non particolarmente
restrittivo (circa 1600-2000 Cal al giorno), poiché l'organismo
reagirebbe ad una brusca riduzione delle entrate modificando il
metabolismo, risparmiando e bruciando meno grassi.
Sono previste due abbondanti colazioni, un buon pranzo ed una cena
leggera, che permetterebbero una riattivazione del metabolismo
intestinale ed eliminerebbero il senso di fame. Ogni 5-6 settimane si
alternano diete bilanciate a diete leggermente iperproteiche e diete
iperglucidiche (con tanti zuccheri), per non stancare il paziente.
In conclusione
Comunque, qualunque sia il regime alimentare che decidiamo di seguire,
è importante ricordare che non esistono diete miracolose e che la
perdita di peso si ottiene da un lato diminuendo le calorie introdotte,
ma dall'altro (e spesso chi ci propone queste diete se ne dimentica) è
necessario bruciarne di più, aumentando il livello di attività fisica.
Quest'ultimo punto è estremamente importante, perché, oltre ad aiutarci a
dimagrire, fare moto ha effetti benefici anche sull'umore e sulla
salute. È importante sottolineare che quando si parla di incrementare il
livello di attività fisica, non si intende necessariamente che si
debbano passare ore ed ore in palestra, sottoponendoci a sforzi fisici
massacranti, ma basta semplicemente fare delle passeggiate all'aria
aperta, spostarsi a piedi o in bicicletta anziché in macchina, salire a
piedi evitando l'ascensore e così via.
Un altro punto fondamentale da ricordare riguarda la perdita di peso
che deve avvenire in maniera lenta e graduale, conseguentemente al
cambiamento delle abitudini alimentari e dello stile di vita. Chi si
sottopone ad una dieta drastica, e perde peso con grandi sacrifici e
privazioni, il più delle volte, non appena sospende la dieta, riacquista
velocemente i chili persi, e spesse volte ne acquista persino di nuovi!
Questo perché, dopo tanti sacrifici, c'è la tendenza a volersi premiare
con il cibo per il risultato raggiunto, riprendendo così le abitudini
che avevamo prima della dieta.
Infine è bene sottolineare che le diete "fai da te", o quelle proposte
dai giornali, possono andare bene se i chili da perdere sono pochi (2 o
3) e se effettuate per brevi periodi. Per esigenze maggiori è sempre
meglio rivolgersi ad un medico specialista, che ci prescriverà una dieta
personalizzata, completa di tutti i valori nutrizionali.
Indice di Massa Corporea (IMC) = Peso corporeo (in kg) diviso Altezza² (in mt.)
Peso insufficiente inferiore a 18.5
Peso normale fra 18.5 e 24.9
Obesità media fra 25 e 29.9
Obesità evidente fra 30 e 40
Obesità estrema superiore a 40
LA DIETA A ZONA
In genere con l’arrivo della bella stagione si accende la voglia di avere un
fisico asciutto e in forma. Ecco allora che si va alla ricerca di ogni
tipo di dieta che, miracolosamente, possa far smaltire i chili di troppo
accumulati durante l’inverno. Tra le tante diete che periodicamente
riempiono le pagine dei giornali, quella a zona è una delle più
gettonate e costantemente presenti. Cerchiamo allora di capire in cosa
consiste e quali benefici dichiara di apportare.
Se ne sente parlare ormai da molto
tempo: sembra infatti che la dieta a zona possa contare numerosi
seguaci. Sviluppata dal Dr Barry Sears negli anni ’90, questa dieta ha
visto la luce negli ambienti sportivi, proprio con lo scopo di
ottimizzare le prestazioni di chiunque pratichi un’attività, anche a
livelli agonistici. E proprio attraverso questo ambiente, la dieta Zona è
arrivata in Italia, conoscendo subito un grande successo. Il principio
su cui si basa è semplice: cercare di perdere peso non riducendo le
calorie, ma combinando in maniera particolare i vari principi nutritivi
tra loro, in modo da agire sul metabolismo. In particolare, secondo il
suo ideatore, bisognerebbe ingerire il 40% di carboidrati, il 30% di
grassi e il restante 30% (in peso) di proteine.
Il principio su cui si basa questa dieta è legato agli eicosanoidi,
delle sostanze estremamente importanti per l’organismo, in quanto
mediatori biochimici. Questi ormoni controllano praticamente ogni
aspetto della fisiologia umana e la loro quantità è legata anche
all’assunzione di farmaci e alla dieta: è quindi possibile, attraverso
un’alimentazione mirata, regolarne la produzione. In particolare essi
riescono a modulare la produzione di insulina, l’ormone che regola la
presenza del glucosio nel sangue. Proprio sulla capacità di agire sugli
eicosanoidi è basata la dieta a zona: a parità di calorie, infatti,
grassi, carboidrati e proteine determinano una risposta ormonale
differente e l’insieme di tutte queste gestisce la fisiologia umana.
Come capire dunque se la nostra dieta è corretta? Se non accumuliamo
grasso, siamo raramente affamati e non abbiamo problemi di
concentrazione, allora lo è. Poiché la quantità di ogni nutriente è
calcolata in base alla massa grassa dell’individuo e al livello di
attività fisica svolta, la dieta “a zona” si rivela un metodo efficace
non soltanto per dimagrire e restare in buona salute, ma anche per
mantenere a lungo il peso raggiunto, che solitamente, con una dieta
troppo restrittiva, torna quasi subito quello iniziale. Una giusta
proporzione dei nutrienti, secondo questa dieta, riesce infatti a
stimolare le capacità lipolitiche (e quindi di eliminazione del grasso)
dell’organismo. Il fabbisogno proteico viene determinato valutando la
massa grassa e l’attività fisica e in base a questo, secondo la
proporzione 40:30:30, si potranno stabilire anche le quantità degli
zuccheri e dei grassi.
I carboidrati nella dieta a zona
Lo scopo della dieta zona, è di riuscire a modulare i livelli di
insulina prodotta dall’organismo, in modo da utilizzare al meglio il
grasso corporeo; è cosi che l’insulina diviene la chiave di volta della
dieta a zona. Questo ormone infatti regola l’ingresso del glucosio
all’interno della cellula: più grande è la quantità di zucchero presente
nel sangue, più elevata sarà la quantità di insulina che il pancreas
dovrà produrre in una sola volta per ripristinare la glicemia (ossia la
giusta concentrazione di glucosio in circolo, che deve essere di circa
un grammo per litro). L’effetto ottenuto sarà duplice, in primo luogo,
un affaticamento del pancreas, che alla lunga potrebbe comportare
l’insorgere del diabete o di una sindrome da insulino resistenza da
parte delle cellule. In secondo luogo, l’ingresso massivo di zucchero
all’interno della cellula farà sì che ne venga utilizzata solo una
minima parte, mentre il resto sarà accumulato come scorta, sotto forma
di glicogeno o, il più delle volte, di grasso. Non tutti gli alimenti
che contengono carboidrati però hanno lo stesso effetto sull’organismo:
esistono infatti quelli a basso indice glicemico, quali le verdure, i
legumi o la pasta, in cui la liberazione e il conseguente assorbimento
degli zuccheri avviene in maniera graduale, e gli alimenti ad alto
indice glicemico, quali ad esempio le caramelle, che invece aumentano in
maniera repentina la glicemia. Seguire un’alimentazione che preveda
numerosi alimenti a basso indice glicemico significa contribuire a
mantenere bassi e costanti i livelli di insulina, riducendo di
conseguenza il deposito di grasso corporeo, in favore invece di una sua
mobilizzazione.
Perché mangiare tanti dolci fa venire il mal di testa?
Ingerire una gran quantità di zuccheri semplici determina un picco
glicemico molto elevato, ossia l’ingresso nella circolazione sanguigna
di una gran quantità di glucosio. Per ripristinare la glicemia, come
abbiamo visto, viene secreta una elevata quantità di insulina, che fa
entrare il glucosio all’interno della cellula molto in fretta. Questo
però comporta che al cervello, che si nutre esclusivamente di zucchero,
il glucosio non arriva se non in minima parte e allora si scatenerà la
sindrome da innalzamento degli zuccheri, che comporta affaticamento,
pigrizia e, talvolta, mal di testa.
Le Proteine
Le proteine consigliate dalla dieta a zona sono quelle provenienti dai
cibi con basso contenuto di grassi saturi, quali le carni bianche, il
pesce, i vegetali o l’albume dell’uovo. Queste sarebbero in grado di
stimolare la produzione di glucagone, un ormone con azione opposta
all’insulina, prodotto dal fegato: la sua funzione è infatti quella di
mobilizzare le riserve di glicogeno, per ripristinare i corretti livelli
di glucosio nel sangue. Un’altra azione legata al rilascio di
glucagone, riguarda le riserve di grasso: queste infatti vengono
mobilizzate dall’organismo, che in presenza di questo ormone attiva un
metabolismo di tipo demolitivo. Nel contempo, la produzione di insulina
subisce una drastica diminuzione, per cui se da un lato le riserve di
grasso vengono smantellate, dall’altro cala la propensione
dell’organismo a produrne di nuove. Il consumo di proteine derivanti da
cibi ricchi in grassi saturi, invece, non riesce ad avere lo stesso
effetto, poiché la concomitante assunzione di questi ultimi,
stimolerebbe indirettamente la produzione di insulina.
I Grassi
Eliminare completamente i grassi dalla dieta è assolutamente
sbagliato. In primo luogo perché essi sono fondamentali nella nostra
alimentazione, tanto quanto i carboidrati e le proteine (compresi quelli
saturi) e in secondo luogo perché una loro carenza dietetica spingerà
l’organismo a sintetizzarne ex novo, spingendo il metabolismo verso una
fase di risparmio energetico. Non è infatti l’ingestione dei grassi a
farci aumentare di peso, ma il surplus calorico. La funzione dei lipidi è
quella di costituire una grossa riserva di energia che sia a lento
rilascio, utilizzabile in condizioni fisiologiche particolari, quelle
appunto che la dieta a zona si propone di scatenare.
Un altro ruolo fondamentale dei grassi è quello di regolare l’ingresso
degli zuccheri nel torrente circolatorio, ritardandolo. La presenza dei
lipidi infatti rallenta lo svuotamento gastrico, facendo in modo che
l’assorbimento dei nutrienti sia più lento. Essi inoltre contribuiscono
notevolmente al aumentare il senso di sazietà e una loro presenza nella
dieta quotidiano farà sì che l’organismo non si senta stimolato a
produrne di nuovi. E’ quindi fondamentale non eliminare completamente
questi componenti dalla nostra dieta, facendo però attenzione ad
assumerli nella giusta quantità e qualità (giusta proporzione saturi-
insaturi), in modo da trarne i massimi benefici.
Cibi a prevalente contenuto di carboidrati
Amidacei: cereali, farine, pasta, pane, riso, patate, patate americane, polenta, legumi;
Zuccherini: miele, zucchero, dolciumi, marmellate, cioccolato;
Frutta: castagne, datteri, banane, fichi, uvette e frutta secca;
Bevande alcoliche: birra, whisky, altri distillati di cereali.
Cibi neutri
Grassi: olio di oliva, olio di singolo seme, lardo, pancetta, strutto, burro, panna;
Condimenti : erbe aromatiche, pepe, sale, paprika, noce moscata, senape, aglio, peperoncino;
Frutta : noci, arachidi, nocciole, mandorle (solo in piccola quantità;
in quantità eccessiva possono determinare fermentazione anche se
correttamente associate);
Verdure: asparagi, biete, carciofi, carote, cardo, cavolfiore, cavoli,
cavolini, cetrioli, cicoria, cipolle, fagiolini, finocchi, funghi,
insalate in foglia, melanzane, peperoni, pomodori, porri, rapanelli
rape, sedano, spinaci, zucca, zucchine;
Bevande: tè, caffè, cacao, acquavite (grappa), acqua (gasata o no).
Cibi a prevalente contenuto di proteine (o acidi)
Alimenti proteici: carni di tutti i tipi, pesce, uova, latte,
latticini in genere, formaggi di ogni tipo, yogurt selvaggina, salumi,
insaccati;
Frutta acida: mele, pere, pesche, albicocche, prugne, agrumi, ananas,
fragole, frutti di bosco, mandorle secche, uva, melone, anguria;
Bevande: vino, aceto.
Il metodo a blocchi
Ora che abbiamo visto il ruolo che la zona attribuisce ad ogni singolo
elemento nutritivo, andiamo ad esaminare come si costruisce questa
dieta. Il punto di partenza sono sempre le proteine: da uno a due grammi
per chilogrammo di peso corporeo giornaliero, a seconda del livello di
attività fisica svolta (per chi non pratichi attività sportive a livello
agonistico, un grammo al giorno per chilo è più che sufficiente). Per
ogni 7 grammi di proteine, se ne devono assumere 9 di carboidrati e 3 di
grassi, scegliendo questi ultimi preferibilmente tra quelli di origine
vegetale (insaturi) ed evitando quelli idrogenati (sottoposti cioè a dei
processi chimici per renderli solidi a temperatura ambiente, come nel
caso delle margarine). Per meglio comprendere il conteggio dei grammi di
proteine, grassi e carboidrati, è stato ideato il “sistema a blocchi”,
che rende il computo più immediato e semplice. Il primo blocco è quello
delle proteine ed è di 7 grammi, il secondo è quello dei carboidrati e
corrisponde a 9 grammi, mentre quello dei lipidi è pari a 3 grammi.
Diversamente dalle altre diete però, in cui si stabilisce un ammontare
totale delle calorie giornaliere che andranno poi ripartite nei veri
pasti previsti lungo l’arco della giornata, nella zona il calcolo è
fatto calcolando il fabbisogno proteico individuale e dividendolo per 7,
ottenendo così il numero dei blocchi di cui si dovrà comporre la dieta.
Per fare un esempio: se stabiliamo che il nostro fabbisogno proteico è
di 70g/die, la nostra dieta a zona si comporrà di 70:7 = 10 blocchi. Ora
dobbiamo dividere quel numero (10 blocchi) per il numero dei pasti che
vogliamo consumare durante la giornata, ad esempio 5: per una dieta da
10 blocchi, ogni pasto dovrà quindi contemplare 2 blocchi di proteine, 2
di carboidrati e 2 di lipidi, il rapporto tra i vari blocchi così
formulati è 1:1:1), pari a 14g di proteine, 18 di carboidrati e 6 di
grassi.
Per quanto riguarda i pasti, la zona reputa di fondamentale importanza
la prima colazione, perché contribuisce ad accelerare il metabolismo e
va consumata entro un’ora dal risveglio. Tutti i pasti poi dovrebbero
essere consumati a distanza di due, massimo quattro ore l’uno
dall’altro, in modo da dare all’organismo il tempo sufficiente al
recupero del pasto precedente e accelerare ulteriormente il metabolismo.
Sarebbe preferibile consumare anche un ultimo spuntino, sempre regolato
dal rapporto 1:1:1 poco prima di coricarsi, in modo da stimolare
ulteriormente il metabolismo.
Cosa si può ottenere con questa dieta
I risultati che si possono ottenere seguendo questo tipo di dieta sono
molto vari e variano da una perdita di peso che si manterrà costante
nel tempo a un valido aiuto per chi soffre di diabete, poiché si
riescono a modulare tramite l’alimentazione i livelli di insulina
necessari. Stando al suo ideatore, inoltre, la zona permetterebbe di
spingere il metabolismo verso una maggiore spesa energetica, stimolando
quindi il consumo calorico, rafforzando nel contempo il sistema
immunitario, la capacità di concentrazione e persino le prestazioni
atletiche. Buona parte del merito andrebbe alla capacità che la zona
avrebbe di stimolare la produzione degli eicosanoidi buoni, rendendo
così più efficienti tutti i processi metabolici dell’organismo. In ogni
caso, prima di intraprendere qualsiasi tipo di dieta, e in particolare
se si è affetti da malattie croniche, è indispensabile rivolgersi al
proprio medico, che vi darà i giusti consigli per alimentarsi nel modo
corretto, senza incorrere in pericolosi errori.
Per “Zona” si intende il picco di massima efficienza fisica e mentale che questa dieta, ideata dal biochimico americano Barry Sears agli inizi degli anni ’90, dovrebbe consentirci di raggiungere e mantenere.