Un sorriso di salute
Già presso gli egizi e i romani erano noti i metodi per rendere più bianchi i denti, a testimonianza di quanto la bellezza del sorriso sia stata considerata importante fin dai tempi più antichi. Oggi i progressi della tecnologia hanno fatto sì che a questi metodi, ancora adesso in auge, se ne affiancassero degli altri in grado di dare risultati molto più significativi e duraturi. Quali le differenze tra loro?
Tra i canoni estetici da sempre ritenuti più importanti, il sorriso occupa certamente un posto d’onore. Non c’è nulla di più bello e rassicurante infatti di una bocca sana che mostra dei denti bianchissimi.
Fin dall’antichità si è cercato un modo per ridonare alla dentatura il colore originale e, se possibile, di renderla ancora più bianca, tramite numerosi artifici, alcun dei quali ancora in auge anche ai nostri tempi.
Questo fa comprendere come l’importanza di un bel sorriso non sia una questione meramente estetica, ma abbia dei risvolti sociali anche notevoli e per quale motivo la ricerca scientifica vi abbia dedicato così tante energie. I denti però per loro natura non sono esattamente bianchi: il loro colore infatti è personale, così come quello della pelle o dei capelli, e varia quindi da un soggetto all’altro.
Ad essere bianco non è lo smalto, che in realtà è trasparente, bensì la dentina, lo strato sottostante lo smalto stesso, che tende ad ispessirsi per via dell’apposizione continua di nuove sostanze nella camera interna presente nella corona dei denti. Questo fa sì che con l’invecchiamento essi perdano progressivamente la loro brillantezza e si scuriscano, ingiallendo.
Il “bianco naturale” dei denti, inoltre, presenta lievi sfumature di grigio e di giallo, che col tempo possono diventare anche brune o rossicce e più o meno marcate. Solitamente la colorazione è più accentuata vicino al bordo gengivale e diminuisce gradualmente fino all’estremità libera e i canini sono caratterizzati dall’avere una tonalità più scura rispetto agli altri denti. Le cause dell’ingiallimento possono essere molteplici: oltre all’età, infatti, vi concorrono anche l’assunzione di alcuni farmaci, come le tetracicline, il fumo, la predisposizione al tartaro e l’assunzione di cibi e bevande pigmentati, quali il caffè, il tè, la liquirizia o la cola.
I metodi moderni: vantaggi e svantaggi
Gli attuali progressi dell’odontoiatria cosmetica consentono non solo di riportare i denti allo splendore iniziale, ma anche di raggiungere il grado di bianchezza desiderato, arrivando persino a gradazioni innaturali (bianco porcellana per intenderci), assolutamente prive delle classiche sfumature di colore.
L’intensità della decolorazione anzi, può essere tranquillamente scelta a priori, poiché con le moderne tecnologie è sufficiente regolare la concentrazione del principio attivo e il suo tempo di contatto con la superficie dentale, allo stesso modo in cui chi decide di ricorrere alle lampade a raggi UVA fissa il tempo di permanenza sotto i suoi raggi e il numero delle sedute in funzione del grado di abbronzatura desiderato.
In particolare è possibile scegliere, tra i metodi moderni, quelli da effettuare presso il proprio domicilio e quelli che invece richiedono l’intervento di un medico dentista. Questi ultimi hanno certamente il vantaggio di garantire il raggiungimento del più elevato sbiancamento possibile, inoltre richiedono tempi minori e riducono al minimo i rischi di effetti indesiderati quali l’irritazione gengivale o la sensibilità dentale alle variazioni termiche (caldo/freddo). Per contro si rivelano decisamente più costosi rispetto a quelli che si possono effettuare presso il proprio domicilio e sono logisticamente più scomodi.
E quelli tradizionali
I metodi chimici che permettono lo sbiancamento sono sostanzialmente due: il primo prevede l’utilizzo di mascherine individuali e gel al perossido di carbammide, mentre il secondo utilizza l’acqua ossigenata e la luce. In ogni caso, la differenza sostanziale tra la loro applicazione in studio piuttosto che a domicilio consiste nel fatto che nell’ultimo caso l’utilizzo di una luce apposita accelera la penetrazione della sostanza sbiancante all’interno del dente, rompendo i legami all’interno delle molecole dei pigmenti e rendendo quindi il trattamento più efficace e veloce.
A queste metodologie si affiancano ovviamente i rimedi tradizionali e quelli che ad essi fanno riferimento, come ad esempio i dentifrici al bicarbonato o alle erbe.
I rimedi tradizionali più diffusi prevedono l’impiego di paste ad azione lievemente abrasiva, quali il bicarbonato di sodio o la polpa delle fragole, oppure sfruttano l’azione chimica delle foglie di salvia o della buccia di limone.
Il bicarbonato, in particolare, non andrebbe usato più di una-due volte al mese, poiché esiste il rischio di intaccare lo smalto, col risultato di rendere i denti opachi e sensibili, anziché lucidi e splendenti. La sua azione infatti si esplica, contrariamente ai metodi impiegati dai dentisti, sulla superficie del dente, e mira a rimuovere meccanicamente le sostanze che vi si sono depositate, alterandone la colorazione. Il discorso è diverso invece per i dentifrici che lo impiegano come principio attivo, poiché in questi casi la quantità e la formulazione stessa del prodotto ne consentono l’utilizzo quotidiano senza correre alcun rischio.
Limone e salvia invece sfruttano il lieve pH acido che consente la dissoluzione dei pigmenti. I rimedi casalinghi, dunque, agiscono solo sulla superficie dentale e sono quindi efficaci nella rimozione delle macchie dovute alla deposizione di sostanze coloranti, quali quelle da fumo o da caffè, mentre non hanno alcun effetto su quelle legate all’età o alla naturale colorazione più o meno giallastra della dentina. In questi casi si rivelerà quindi necessario l’intervento del dentista o l’utilizzo dei rimedi più specifici sopra citati.
Nei casi in cui, infine, i denti siano talmente rovinati che nessun trattamento si riveli efficace, si può ricorrere all’applicazione di faccette estetiche in ceramica, che il dentista applicherà sulla superficie del dente esposta all’esterno. Quest’ultima soluzione, certamente efficace dal punto di vista estetico, si rivela però estremamente costosa e prevede che le faccette siano sostituite ogni 4-5 anni.
L'importante che siano sani
In ogni caso, qualunque metodo si scelga di adottare, vale la pena di ricordare che più che il colore dei nostri denti è importante la loro salute: una bocca sana infatti dona già un aspetto luminoso a tutto il volto, anche se il colore dei denti non è esattamente un bianco porcellanato.
Per evitare di peggiorare il loro naturale ingiallimento (ma ricordiamoci però che i denti che tendono al giallastro sono normalmente più resistenti ) comunque, sarà sufficiente adottare qualche piccolo accorgimento, quale ad esempio lavarsi subito i denti dopo aver bevuto tè, caffè o cola e di evitare se possibile o quantomeno di limitare il numero delle sigarette fumate. Questo, insieme a una corretta e regolare igiene orale, che non escluda una periodica visita di controllo dal dentista, saranno le migliori armi che il nostro sorriso avrà a sua disposizione.
Denti bianche e alito fresco con la salvia
Un metodo collaudato per avere un sorriso fresco e splendente consiste nel passare una foglia di salvia sui denti e strofinarla per qualche minuto. Le sue foglie infatti hanno una superficie porosa che esercita una delicata azione abrasiva sulla superficie dentale, rimuovendo almeno in parte le macchie colorate sullo smalto. La contemporanea liberazione di oli essenziali, dovuta alla rottura delle vescicole che le contengono per via dell’attrito contro lo smalto, regalerà inoltre u alito fresco duraturo, a prova di bacio.