Fegato

CIBO E SEDENTARIETÀ I NEMICI DEL NOSTRO FEGATO

Sono malattie subdole, perché quasi sempre asintomatiche: stiamo parlando delle malattie epatiche o epatopatie. Siano esse croniche, acute o virali, una dieta adeguata è in grado di controllarne o in certi casi arrestarne il decorso.

Molti non sanno neppure di averle, eppure, specie negli ultimi decenni, le malattie del fegato sono in netta ascesa. Non stiamo parlando solo di epatiti e intossicazioni, ma anche della più subdola steatosi, ossia il fegato grasso e altre malattie legate a un errato stile di vita e a una cattiva alimentazione. Se per la prevenzione di alcune di queste si può fare davvero poco, per altre l’adozione di semplici accorgimenti e adeguati stili di vita può risultare di fondamentale importanza. Per qualcuna poi, esiste un vaccino (ad esempio quello per l’epatite B, obbligatoria dal 1991), mentre per altre lo sforzo deve ancora concentrarsi sulla prevenzione del contagio e sulla terapia. Il modo migliore però per contribuire a mantenere in buona salute e a lungo la più grande ed importante ghiandola del nostro corpo è quello di seguire alcune semplici regole
Le malattie epatiche infatti sono cosa tutt’altro che nuova, essendo spesso associate a cattive condizioni igieniche tipiche soprattutto dei secoli scorsi e dei luoghi più poveri del pianeta. I metodi per prevenirle e curarle, a volte efficaci, altre volte di pura fantasia, sono così entrati di diritto nella tradizione e nell’immaginario popolare, tanto che alcuni sono ancora difficili da sradicare. In particolare vengono alla mente tutte le proibizioni alimentari associate a queste patologie, spesso nella migliore delle ipotesi inutili, in alcuni casi persino dannose, come ad esempio la convinzione che non si debbano assumere uova perché farebbero male al fegato. In realtà solo in pochi casi, ove il nesso tra malattie e abitudine alimentare è evidente, ha senso eliminare o ridurre determinati alimenti in favore di altri. Vediamo allora quali accorgimenti sono più opportuni.

Epatopatia e insufficienza epatica
Innanzitutto è importante distinguere tra epatopatia e insufficienza epatica, due termini spesso usati in maniera non corretta, che indicano due quadri clinici assolutamente diversi tra loro. Le epatopatie infatti sono vere e proprie malattie che colpiscono il fegato e si possono distinguere in acute o croniche. Per quelle acute non vi è necessità di particolari regimi dietetici, tranne ovviamente la raccomandazione di non consumare bevande alcoliche. Una dieta restrittiva anzi non farebbe altro che andare ad aggravare la situazione di nausea e inappetenza che caratterizzano questi quadri clinici, senza per altro apportare benefici di rilievo. In particolare sono sostanzialmente inutili alcune forzature dettate da luoghi comuni, quali la totale abolizione dei grassi in favore di enormi quantità di zuccheri poiché questi ultimi “farebbero bene” al fegato. Diverso è il discorso per le malattie epatiche virali, per la steatosi o in caso di obesità, per le quali è richiesta, oltre alla solita astensione dall’alcol, anche una dieta particolarmente equilibrata e ipocalorica per i secondi, nonché a ridotto tenore di grassi per i primi. Spesso infatti, alle malattie epatiche si associano il diabete (nell’80% dei casi) e l’intolleranza agli zuccheri (25%).
Nei casi in cui sia associata ritenzione idro-salina, è invece opportuno ridurre al minimo l’apporto dietetico di sodio, limitando l’assunzione degli alimenti che lo contengono naturalmente e eliminando completamente quello aggiunto per insaporire.

Il fegato e i grassi
In generale, dunque, le false credenze secondo le quali chi soffre di malattie epatiche dovrebbe evitare i grassi e alcuni tipi di verdure, mentre gli zuccheri farebbero bene non hanno reale fondamento. I grassi in particolare danno un elevato apporto calorico, veicolano acidi grassi essenziali e vitamine liposolubili, migliorando nel mentre la palatabilità dei cibi. Anche nei casi di cirrosi essi possono essere assunti, in quanto migliorano il quadro nutrizionale del paziente. La gran parte dei pazienti con malattie epatiche croniche, dunque, può alimentarsi liberamente. Non esiste per loro una sola dieta, ma al più una serie di proposte che vanno adottate nelle varie fasi delle epatopatie. E’ comunque importante, e per questo va ribadito, non imporre restrizioni eccessive ed inutili, ma proporre piuttosto una dieta quanto più possibile equilibrata e appetibile, perché un buono stato di nutrizione è la base per condizionare favorevolmente la prognosi di queste malattie.

Malattie infettive
Nel caso delle malattie infettive, invece, le epatiti nella fattispecie, il discorso cambia leggermente. Innanzitutto, a differenza di quelle croniche, queste si possono prevenire tramite l’adozione di semplici accorgimenti e stili di vita o, dove sia disponibile, attraverso il vaccino. L’incidenza dell’epatite B, ad esempio, si è drasticamente ridotta nel nostro Paese da quando, nel 1991, è stata introdotta e resa obbligatoria la vaccinazione. Per prevenire gli altri virus, si rivelano alleati fondamentali l’adozione di corrette norme igieniche (lavarsi le mani dopo essere stati in bagno e prima di mangiare, lavare sempre bene frutta e verdura con acqua potabile, non utilizzare per i cibi cotti gli stessi strumenti utilizzati per quelli crudi se non dopo averli lavati) e una particolare attenzione ai pasti consumati fuori di casa e ancora di più all’estero.  In particolare l’epatite A si trasmette attraverso alimenti quali i frutti di mare, le verdure e l’acqua, cioè tutti quei cibi che possono venire in contatto con acque non sicure (spesso in alcune zone gli ortaggi vengono innaffiati con le acque nere), ma bisogna prestare attenzione anche a rasoi, lamette e forbicine, cioè a tutti quegli oggetti che potrebbero venire a contatto con del sangue infetto, veicolo di trasmissione per i virus dell’epatite B e C. A questo proposito, è importante sottolineare che il rischio che si corre effettuando un tatuaggio o un piercing può essere elevato e quindi è importante rivolgersi a centri specializzati in grado di offrire la massima sicurezza in fatto di igiene. In particolare bisogna accertarsi che l’operatori utilizzi strumenti monouso e sarebbe bene, in generale, effettuare periodici esami del sangue per verificare la funzionalità epatica. La maggior parte delle malattie del fegato, infatti, in particolare le forme croniche, sono asintomatiche e si possono riscontrare solo in questa maniera.

La steatosi
Subdole si rivelano infine le steatosi, che interessano circa 3 milioni di italiani, secondo una stima del SIGE (Società italiana di Gastroenterologia). Degli oltre sei milioni di italiani con problemi epatici, infatti, oltre la metà  presenta danni al fegato dovuti ad accumulo di grasso, senza traccia di infezioni virali né di abuso di alcol. L’aumento di queste malattie è strettamente correlato all’aumento del consumo di cibi ricchi in grassi, nonché all’eccesso di cibo e a una vita troppo sedentaria. Non sfuggono a questo problema neppure i bambini: 5 su 100, infatti, presentano segni di danni epatici legati ad un’alimentazione errata, dato che sale addirittura al 50% nei bambini con problemi di obesità. Per gli italiani, dunque, ancor più dei virus e dell’alcol, la principale minaccia al fegato è rappresentata proprio dalla propria tavola: questo è il risultato sconfortante che emerge dai dati raccolti. Del resto, la correlazione tra grassi alimentari e patologie epatiche è dimostrata anche da recenti studi effettuati sulla leptina, una proteina che ha il compito di regolare il meccanismo fame-sazietà, prodotta dagli epatociti, cioè le cellule deputate al deposito di grasso. Un eccesso di leptina determinerebbe infatti la comparsa di epatiti di origine non virale (la cosiddetta steatosi non alcolica) in almeno un paziente su dieci.

Le transaminasi
Il fegato dunque è la prima vittima di un’alimentazione scorretta: esso infatti ha il compito di metabolizzare i grassi dietetici, ma se questi sono in eccesso, può accadere che le stesse cellule epatiche si trasformino in adipociti, infarcendosi quindi di grasso e non svolgendo più quindi i loro ruoli metabolici. Ovviamente, anche alcune malattie croniche quali il diabete o quelle virali (come l’epatite C), insieme a farmaci troppo pesanti e all’abuso di alcol possono determinare questo disturbo. A lungo andare poi, le cellule epatiche così trasformate tendono a scoppiare, riversando nel torrente circolatorio alcuni enzimi specifici, le transaminasi, che risulteranno quindi, ad un’analisi del sangue, più elevate del normale. Quando il disturbo arriva a compromettere più del 30% degli epatociti (cellule epatiche), si verifica un’infiammazione o una fibrosi (fenomeno, quest’ultimo, irreversibile) e la situazione diviene allarmante, tanto che negli Stati Uniti è stato dato addirittura un nome a questo quadro: NASH (Non Alcoholic Seato Epatitis).
Non è il caso però di disperarsi: basta infatti eseguire regolarmente dei controlli di ruotine per evitare danni irreversibili, perché se non si arriva a livelli critici, con un’adeguata dieta ipocalorica e povera in grassi saturi (e questo è uno dei pochi casi in cui una dieta restrittiva si riveli davvero utile) tutto rientra nella norma. Nessun alimento in particolare va eliminato completamente, va solo rivista la quantità di grassi introdotta in favore di frutta e verdura, in modo che le calorie introdotte siano quelle realmente necessarie ai nostri fabbisogni.
Insomma, come sempre, una dieta bilanciata in nutrienti e calorie, magari unita a una moderata ma regolare attività fisica, è il vero segreto per mantenersi a lungo in salute, anche quando si hanno problemi al fegato.

In genere la steatosi non presenta sintomi. Oltre che per il livello alto di transaminasi, può essere diagnosticata con un’ecografia, che mostrerà un fegato brillante e luminescente, proprio per via della presenza di grasso.

 

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