Lattasi
Intolleranza al lattosio
É un
disturbo abbastanza frequente, che crea non pochi problemi per chi ne è
affetto. Ma cosa lo provoca e come può rimediare chi ne soffre?
L’intolleranza che alcune persone presentano nei
confronti del latte è, nella maggior parte dei casi, dovuta ad uno dei
suoi costituenti, il lattosio, per cui si parla più correntemente di
intolleranza al lattosio.
Quest’ultimo è lo zucchero contenuto nel latte, ed è costituito da due zuccheri semplici, il glucosio ed il galattosio.
Per intolleranza al lattosio si intende l’incapacità che alcuni individui manifestano nel digerire questo zucchero, con conseguenti sintomi gastrointestinali quali flatulenza, meteorismo, crampi e diarrea. Ciò è provocato da una carenza di lattasi, un enzima prodotto dalle cellule intestinali, che scompone il lattosio nei suoi costituenti (il glucosio ed il galattosio) che solo così possono poi essere assorbiti.
Tutti i neonati possiedono questo enzima (una sua carenza in questo stadio è rarissima) ed un suo deficit durante il primo anno di vita è spesso la conseguenza di patologie intestinali, che ne danneggiano l’epitelio (la lattasi si trova sul bordo delle cellule): una volta guariti e ricostituita quindi l’integrità delle cellule delle pareti, riprende una normale capacità digestiva.
Dopo lo svezzamento l’attività lattasica diminuisce secondo un andamento geneticamente prestabilito e solo poche popolazioni al mondo la mantengono anche nell’età adulta.
L’intolleranza al lattosio nell’età adulta non è quindi da vedersi come una malattia, ma come un normale fatto previsto dalla natura.
La sua diffusione è ampiamente variabile, a seconda delle aree geografiche e delle differenti etnie: nei paesi scandinavi (dove si registra la più bassa prevalenza) ne è interessato circa il 3% della popolazione adulta, mentre quasi il 100% degli indiani del Nord America, gli aborigeni australiani e le popolazioni del sud-est asiatico la manifestano.
In Italia ci si assesta tra il 15-20% ed il 50% della popolazione, con un’incidenza crescente da nord a sud.
Circa il 75% della popolazione mondiale perde la lattasi dopo lo svezzamento. E’ da notare che, osservando i dati a livello mondiale, le popolazioni che presentano la maggior frequenza di carenza di lattasi di “tipo adulto” coincidono con quelle zone dove il consumo di latte è più basso.
Quest’ultimo è lo zucchero contenuto nel latte, ed è costituito da due zuccheri semplici, il glucosio ed il galattosio.
Per intolleranza al lattosio si intende l’incapacità che alcuni individui manifestano nel digerire questo zucchero, con conseguenti sintomi gastrointestinali quali flatulenza, meteorismo, crampi e diarrea. Ciò è provocato da una carenza di lattasi, un enzima prodotto dalle cellule intestinali, che scompone il lattosio nei suoi costituenti (il glucosio ed il galattosio) che solo così possono poi essere assorbiti.
Tutti i neonati possiedono questo enzima (una sua carenza in questo stadio è rarissima) ed un suo deficit durante il primo anno di vita è spesso la conseguenza di patologie intestinali, che ne danneggiano l’epitelio (la lattasi si trova sul bordo delle cellule): una volta guariti e ricostituita quindi l’integrità delle cellule delle pareti, riprende una normale capacità digestiva.
Dopo lo svezzamento l’attività lattasica diminuisce secondo un andamento geneticamente prestabilito e solo poche popolazioni al mondo la mantengono anche nell’età adulta.
L’intolleranza al lattosio nell’età adulta non è quindi da vedersi come una malattia, ma come un normale fatto previsto dalla natura.
La sua diffusione è ampiamente variabile, a seconda delle aree geografiche e delle differenti etnie: nei paesi scandinavi (dove si registra la più bassa prevalenza) ne è interessato circa il 3% della popolazione adulta, mentre quasi il 100% degli indiani del Nord America, gli aborigeni australiani e le popolazioni del sud-est asiatico la manifestano.
In Italia ci si assesta tra il 15-20% ed il 50% della popolazione, con un’incidenza crescente da nord a sud.
Circa il 75% della popolazione mondiale perde la lattasi dopo lo svezzamento. E’ da notare che, osservando i dati a livello mondiale, le popolazioni che presentano la maggior frequenza di carenza di lattasi di “tipo adulto” coincidono con quelle zone dove il consumo di latte è più basso.
LE MANIFESTAZIONI CLINICHE
Come detto in precedenza, chi presenta un deficit di lattasi, accusa diarrea, dolore addominale diffuso, crampiforme, distensione addominale, flatulenza.
La diarrea è dovuta al fatto che il lattosio indigerito (cioè non scomposto in glucosio e galattosio) ha un’azione osmotica, cioè richiama grandi qu
Una volta che questo zucchero, durante il transito intestinale, ha raggiunto il cieco, subisce una fermentazione da parte della microflora, con conseguente produzione di gas ed altre sostanze che hanno anch’esse un’azione osmotica.
E’ interessante osservare che non tutti coloro che hanno un deficit di questo enzima presentano i sintomi quando assumono alimenti contenenti lattosio. Questo fatto si spiega se si considera che esistono differenti livelli di carenza di lattasi (e quindi diversi gradi di intolleranza), per cui un soggetto può ingerire tranquillamente 12 grammi di lattosio e non avere problemi, ma non digerirne 20, mentre un altro può digerirne 20 ma non 30.
La quantità di lattosio è quindi fondamentale nel determinare la comparsa dei sintomi, anche se non è il solo fattore: infatti influiscono anche i tempi di transito nel tratto gastrointestinale (un transito più lento fornisce all’enzima il tempo di scindere in maggior quantità il lattosio introdotto), gli alimenti con i quali il lattosio è ingerito (alcune ricerche mostrerebbero che l’assunzione contemporanea di fibre mitiga l’intolleranza) ed anche un adattamento giornaliero a piccoli carichi di questo zucchero ha effetti benefici (viene selezionata, e quindi si sviluppa, una microflora intestinale che fermenta “in positivo” il lattosio).
Come detto in precedenza, chi presenta un deficit di lattasi, accusa diarrea, dolore addominale diffuso, crampiforme, distensione addominale, flatulenza.
La diarrea è dovuta al fatto che il lattosio indigerito (cioè non scomposto in glucosio e galattosio) ha un’azione osmotica, cioè richiama grandi qu
antità di acqua, che non viene quindi assorbita.
Una volta che questo zucchero, durante il transito intestinale, ha raggiunto il cieco, subisce una fermentazione da parte della microflora, con conseguente produzione di gas ed altre sostanze che hanno anch’esse un’azione osmotica.
E’ interessante osservare che non tutti coloro che hanno un deficit di questo enzima presentano i sintomi quando assumono alimenti contenenti lattosio. Questo fatto si spiega se si considera che esistono differenti livelli di carenza di lattasi (e quindi diversi gradi di intolleranza), per cui un soggetto può ingerire tranquillamente 12 grammi di lattosio e non avere problemi, ma non digerirne 20, mentre un altro può digerirne 20 ma non 30.
La quantità di lattosio è quindi fondamentale nel determinare la comparsa dei sintomi, anche se non è il solo fattore: infatti influiscono anche i tempi di transito nel tratto gastrointestinale (un transito più lento fornisce all’enzima il tempo di scindere in maggior quantità il lattosio introdotto), gli alimenti con i quali il lattosio è ingerito (alcune ricerche mostrerebbero che l’assunzione contemporanea di fibre mitiga l’intolleranza) ed anche un adattamento giornaliero a piccoli carichi di questo zucchero ha effetti benefici (viene selezionata, e quindi si sviluppa, una microflora intestinale che fermenta “in positivo” il lattosio).
LE ALTERNATIVE
Oggigiorno esistono in commercio, oltre a farmaci contenenti l'enzima per digerire il lattosio, dei tipi di latte a ridotto o
nullo contenuto di lattosio, ottenuto mettendo il latte normale a
contatto con la lattasi, in modo che il lattosio in esso contenuto
risulti, per così dire, predigerito.
Una soluzione al ridotto apporto di calcio dietetico dovuto all’intolleranza al lattosio è, ad esempio, il consumo di yogurt, poiché il lattosio presente nel latte di partenza è fermentato dai batteri lattici per produrre acido lattico (che conferisce il caratteristico gusto acido dello yogurt e provoca la coaugulazione del latte), cosicché il contenuto di questo zucchero nell’alimento risulta ridotto del 30-40%. Inoltre i fermenti lattici (che per legge devono essere vivi e vitali fino alla data di scadenza) possiedono una lattasi (la betagalattosidasi) che si attiva una volta che questi giungono nel duodeno e nel digiuno.
Un altro alimento solitamente ben tollerato è il formaggio grana: 100 g di questo prodotto forniscono 1340 mg di calcio.
In generale, tutti i formaggi stagionati forniscono un valido apporto di questo elemento, a fronte di uno scarsissimo contenuto di lattosio, poiché questo viene utilizzato durante la stagionatura dai batteri presenti (che sono voluti) per la produzione di aromi tipici. Al contrario, i formaggi freschi non hanno subito questa fermentazione, per cui mostrano un contenuto di lattosio pari o di poco inferiore a quello del latte di partenza.
Una soluzione al ridotto apporto di calcio dietetico dovuto all’intolleranza al lattosio è, ad esempio, il consumo di yogurt, poiché il lattosio presente nel latte di partenza è fermentato dai batteri lattici per produrre acido lattico (che conferisce il caratteristico gusto acido dello yogurt e provoca la coaugulazione del latte), cosicché il contenuto di questo zucchero nell’alimento risulta ridotto del 30-40%. Inoltre i fermenti lattici (che per legge devono essere vivi e vitali fino alla data di scadenza) possiedono una lattasi (la betagalattosidasi) che si attiva una volta che questi giungono nel duodeno e nel digiuno.
Un altro alimento solitamente ben tollerato è il formaggio grana: 100 g di questo prodotto forniscono 1340 mg di calcio.
In generale, tutti i formaggi stagionati forniscono un valido apporto di questo elemento, a fronte di uno scarsissimo contenuto di lattosio, poiché questo viene utilizzato durante la stagionatura dai batteri presenti (che sono voluti) per la produzione di aromi tipici. Al contrario, i formaggi freschi non hanno subito questa fermentazione, per cui mostrano un contenuto di lattosio pari o di poco inferiore a quello del latte di partenza.
LE ALTERNATIVE VEGETALI
Infine, per coloro che per svariati motivi risultassero comunque intolleranti a latte e derivati, (per esempio chi è allergico alle proteine del latte) esistono fortunatamente altre fonti di calcio.
In questi casi, il latte può essere sostituito da alimenti a base di soia o di riso; il tofu (formaggio di soia) può rimpiazzare i formaggi freschi ed anche gelati e dessert sono stati realizzati sostituendo il latte con questo vegetale.
É inoltre importante sapere che tutti i vegetali a foglia verde (broccoli, cavoli spinaci), i fagioli e la soia sono ottime fonti di calcio.
Infine, per coloro che per svariati motivi risultassero comunque intolleranti a latte e derivati, (per esempio chi è allergico alle proteine del latte) esistono fortunatamente altre fonti di calcio.
In questi casi, il latte può essere sostituito da alimenti a base di soia o di riso; il tofu (formaggio di soia) può rimpiazzare i formaggi freschi ed anche gelati e dessert sono stati realizzati sostituendo il latte con questo vegetale.
É inoltre importante sapere che tutti i vegetali a foglia verde (broccoli, cavoli spinaci), i fagioli e la soia sono ottime fonti di calcio.
CONSIGLI PER STAR BENE
Per evitare attacchi di intolleranza va impostata una dieta personalizzata a ridotto contenuto di lattosio, per cui è innanzitutto necessario scoprire la propria soglia di tollerabilità, che varia da persona a persona.
In genere l’intolleranza al lattosio non è totale e i sintomi del malessere sono proporzionali alla quantità di lattosio ingerito. Inizialmente, quindi, sarà opportuno eliminare gradualmente gli alimenti con il più alto contenuto in lattosio (latte, yogurt, formaggi freschi) in modo da poter valutare la propria soglia di tolleranza. A questo proposito è bene sapere che il lattosio non è contenuto solo nel latte e nei suoi derivati freschi, ma è anche aggiunto in molti prodotto finiti, quali ad esempio: pane, dolci, gelati, cereali, margarine, caramelle, merendine, salumi, cibi precotti, ect. Quindi, prima di acquistare un prodotto è necessario leggerne l’etichetta che, per legge, deve riportare la composizione stessa dell’alimento e l’eventuale aggiunta di latte.
Altra considerazione importante è inerente l’apporto di calcio. Eliminando alimenti contenenti il lattosio, si elimina anche la principale fonte di calcio, per cui diviene necessario sostituire i prodotti con altri cibi che apportano questo prezioso minerale, oltre ad assumere eventuali integratori.
Se poi non si vuole rinunciare a una buona mozzarella o altri cibi contenenti lattosio, si può ricorrere alle compresse di Lattasi (Lacdigest) che, ingerite mezzora prima dei pasti, aiutano a digerire il lattosio. Sempre e comunque con il parere del medico curante.
Molte verdure verdi hanno
percentuali di assorbimento del Calcio che superano il 50%, in
confronto al 32% del latte. Nel 1994 l'American Journal of Clinical
Nutrition ha riportato percentuali di assorbimento del Calcio del 52.6 %
dai broccoli, del 63.8% dai cavoletti di Bruxelles, del 57.8% dalle
crocifere e del 51.6% dalle cime di rapa. Le percentuali di assorbimento
minimo dal cavolo verde variano approssimativamente dal 40 al 59%. Allo
stesso modo, i fagioli (ad esempio i fagioli Pinto, Navy ed i fagioli
con l'occhio) ed i loro derivati, come ad esempio il tofu, sono ricchi
di Calcio. Anche dal succo d'arancia integrato con Calcio viene
assorbito dal 36 al 38% di Calcio (come viene riportato dai produttori).Per evitare attacchi di intolleranza va impostata una dieta personalizzata a ridotto contenuto di lattosio, per cui è innanzitutto necessario scoprire la propria soglia di tollerabilità, che varia da persona a persona.
In genere l’intolleranza al lattosio non è totale e i sintomi del malessere sono proporzionali alla quantità di lattosio ingerito. Inizialmente, quindi, sarà opportuno eliminare gradualmente gli alimenti con il più alto contenuto in lattosio (latte, yogurt, formaggi freschi) in modo da poter valutare la propria soglia di tolleranza. A questo proposito è bene sapere che il lattosio non è contenuto solo nel latte e nei suoi derivati freschi, ma è anche aggiunto in molti prodotto finiti, quali ad esempio: pane, dolci, gelati, cereali, margarine, caramelle, merendine, salumi, cibi precotti, ect. Quindi, prima di acquistare un prodotto è necessario leggerne l’etichetta che, per legge, deve riportare la composizione stessa dell’alimento e l’eventuale aggiunta di latte.
Altra considerazione importante è inerente l’apporto di calcio. Eliminando alimenti contenenti il lattosio, si elimina anche la principale fonte di calcio, per cui diviene necessario sostituire i prodotti con altri cibi che apportano questo prezioso minerale, oltre ad assumere eventuali integratori.
Se poi non si vuole rinunciare a una buona mozzarella o altri cibi contenenti lattosio, si può ricorrere alle compresse di Lattasi (Lacdigest) che, ingerite mezzora prima dei pasti, aiutano a digerire il lattosio. Sempre e comunque con il parere del medico curante.
TABELLA DEL CONTENUTO DI LATTOSIO NEGLI ALIMENTI (100 gr.)
Alimento Lattosio (gr.)
Latte di mucca scremato³ 4,7
Latte di mucca parzialmente scremato³ 4,6
Latte di mucca intero³ 4,5
Latte in polvere intero³ 35,1
Latte in polvere magro³ 50,5
Latte di pecora³ 4,5
Latte di capra³ 4,2
Latte di bufala³ 4,9
Yoghurt intero³ 3,2
Yoghurt parzialmente scremato³ 3,3
Yoghurt scremato³ 3,1
Yoghurt magro alla frutta³ 3,1
Panna¹ 4,1
Burro³ 4
Fiocchi di latte² 2,6
Mozzarella vaccina² 1,5 - 2
Formaggio caprino² 1,5 - 2
Crescenza² 1,5 - 2
Ricotta romana di pecora³ 3,2
Ricotta fresca vaccina³ 4
Crema Bel Paese³ 3,2
Taleggio² 0
Gorgonzola² 0
Fontina² 0
Provolone dolce² 0
Pecorino² 0
Parmigiano Reggiano² 0
Grana Padano² 0
Formaggino (tipo MIO)³ 6
Edam³ 1
Parmigiano grattuggiato¹ 0,15
Formaggio svizzero¹ 0,06
Brie¹ tracce
Toma¹ tracce
Asiago¹ tracce
Caciocavallo¹ tracce
Caciotta toscana¹ tracce
Certosino¹ tracce
Emmenthal¹ tracce
Mascarpone¹ tracce
Robiola¹ tracce
Scamorza¹ tracce
Stracchino¹ tracce
Latte di mucca scremato³ 4,7
Latte di mucca parzialmente scremato³ 4,6
Latte di mucca intero³ 4,5
Latte in polvere intero³ 35,1
Latte in polvere magro³ 50,5
Latte di pecora³ 4,5
Latte di capra³ 4,2
Latte di bufala³ 4,9
Yoghurt intero³ 3,2
Yoghurt parzialmente scremato³ 3,3
Yoghurt scremato³ 3,1
Yoghurt magro alla frutta³ 3,1
Panna¹ 4,1
Burro³ 4
Fiocchi di latte² 2,6
Mozzarella vaccina² 1,5 - 2
Formaggio caprino² 1,5 - 2
Crescenza² 1,5 - 2
Ricotta romana di pecora³ 3,2
Ricotta fresca vaccina³ 4
Crema Bel Paese³ 3,2
Taleggio² 0
Gorgonzola² 0
Fontina² 0
Provolone dolce² 0
Pecorino² 0
Parmigiano Reggiano² 0
Grana Padano² 0
Formaggino (tipo MIO)³ 6
Edam³ 1
Parmigiano grattuggiato¹ 0,15
Formaggio svizzero¹ 0,06
Brie¹ tracce
Toma¹ tracce
Asiago¹ tracce
Caciocavallo¹ tracce
Caciotta toscana¹ tracce
Certosino¹ tracce
Emmenthal¹ tracce
Mascarpone¹ tracce
Robiola¹ tracce
Scamorza¹ tracce
Stracchino¹ tracce
BIBLIOGRAFIA:
1) - USDA National Nutrient Database for Standard Reference, Release 19 - 2008
2) - Items. I temi della nutrizione. Gli alimenti, Aspetti tecnologici e nutrizionali - Istituto Danone 1997
3) - Items News. L'intolleranza al lattosio. - A. Notarbartolo - Istituto Danone - 1998
1) - USDA National Nutrient Database for Standard Reference, Release 19 - 2008
2) - Items. I temi della nutrizione. Gli alimenti, Aspetti tecnologici e nutrizionali - Istituto Danone 1997
3) - Items News. L'intolleranza al lattosio. - A. Notarbartolo - Istituto Danone - 1998