Ginseng
A questa radice di origine orientale si attribuiscono da sempre dei grandi poteri salutari, in grado di rinvigorire la mente e lo spirito: è davvero così?
Sembra di assistere a un paradosso: più la tecnologia si evolve, più le conoscenze mediche progrediscono e maggiore diventa la voglia di tradizionale. Parafrasando il titolo di un famoso film, in questi ultimi anni si ha l’impressione di assistere ad un vero e proprio “ritorno al passato”, tramite la riscoperta di medicine tradizionali o “alternative”. Tra queste vi è la medicina tradizionale cinese, che esalta al massimo le proprietà terapeutiche di erbe e radici orientali. La farmacologia tradizionale cinese si avvale di innumerevoli rimedi naturali, provenienti per la quasi totalità dal regno vegetale. Secondo questa disciplina, che coniuga scienza medica e filosofia, ogni parte della pianta viene utilizzata in modo specifico. Poiché la malattia nasce dalla rottura dell’armonia all’interno dell’organismo, compito della medicina è quello di ripristinarlo, utilizzando a tal scopo gli strumenti che la natura mette a disposizione. Ad esempio le radici, che stanno sotto terra e sono quindi nascoste, curano gli squilibri profondi, legati a patologie degli organi interni, mentre i fiori, che stanno in superficie, vengono utilizzati per curare la parte alta del corpo quali la cefalea, il raffreddore e via discorrendo.
Complice forse anche l’alone di mistero e esotismo che queste immagini evocano in noi, sta di fatto che il mercato di questi rimedi tradizionali ha visto una continua crescita negli ultimi anni, tanto da suscitare anche l’interesse di alcune note case farmaceutiche, che hanno immesso sul mercato degli integratori a base di ginseng, eleuterococco e miele cinese. Il ginseng è, tra gli elementi della farmacopea cinese, quello che probabilmente ha goduto di maggior fama già nel passato, probabilmente anche a causa dell’importanza che gli viene tributata in patria. La radice di ginseng è infatti uno dei più preziosi (anche dal punto di vista economico) farmaci cinesi. In lingua originale si chiama ren shen, letteralmente “radice uomo”, per via della sua forma, che ricorda quella del corpo umano, ma anche per il fatto che viene considerata un potentissimo tonico generale per tutto l’organismo.
Il Panax ginseng è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Araliaceae, originaria della Cina e del Giappone. Quello migliore cresce in diverse zone della Cina e della Corea, anche se quello considerato in assoluto il più efficace e ricercato è quello selvatico, che è di difficile reperimento. Sia che lo si acquisti coltivato, sia che si ricorra a quello selvatico, chi ne ha fatto uso sa che il costo del ginseng non è propriamente basso. Questo è in parte dovuto alle cure intense richieste dalla sua coltivazione: la radice, infatti, viene raccolta all’inizio dell’autunno, quando la pianta ha 6-7 anni e nel terreno in cui è cresciuta non è possibile coltivare dell’altro ginseng per un periodo di tempo equivalente (cioè per altri 6-7 anni). Dopo la raccolta, la radice può subire trattamenti oppure essere semplicemente essiccata e conservata. In commercio si può trovare grezzo (solo essiccato), trattato con lo zucchero (dotato di un’azione più idratante) e rosso, cotto a vapore. In Occidente quello più diffuso è quello rosso, quasi totalmente di provenienza coreana, spesso sotto forma di estratto secco o molle oppure in aggiunta a svariati prodotti, quali tisane, tè, caramelle ecc. Non è infrequente, sempre per via del costo elevato, trovarlo in forma diluita in acqua o in grappa medicata, ma anche in queste forme la sua azione benefica è comunque apprezzabile.
In Cina questa radice è considerato un potente tonificante per le energie del corpo e un afrodisiaco. L’azione principale del ginseng si esplicherebbe a carico del sistema nervoso centrale, dove riuscirebbe a modulare lo stato di eccitazione dei neuroni, favorendone una risposta ottimale agli stimoli esterni ed interni. In questo senso il ginseng può essere visto come un antistress ed uno stimolante naturale, anche se molta della sua efficacia dipende dallo stato di chi lo assume. Le sue virtù sono state attribuite al contenuto di saponine, i ginsenoidi, che possederebbero proprietà toniche anche per il sistema cardiovascolare. I suoi principali effetti consisterebbero in un aumentata risposta all’insulina in pazienti affetti da diabete di tipo lieve, una miglior risposta dell’organismo ai fattori di stress, compreso quello derivante dall’esposizione alle basse temperature, un aumento dell’appetito e un minor senso di stanchezza, accompagnato da una maggior resistenza alla fatica. Questa radice però non è adatta a tutti: presenta delle precise indicazioni e controindicazioni. Dovrebbero evitarlo le persone ipertese, chi soffre di insonnia o di ulcera, mentre possono trarne giovamento i diabetici, le puerpere, coloro che soffrono di pressione bassa o di stanchezza cronica.
In particolare, degli studi condotti su pazienti diabetici a cui è stata costantemente somministrata una dose giornaliera di ginseng mostrerebbero un aumento della produzione di insulina e un miglioramento dei vasi sanguigni della retina. L’effetto benefico però sarebbe stato rilevato solo nei pazienti in cui l’assunzione di questa sostanza è avvenuta per un tempo sufficientemente lungo. Inoltre, esperimenti condotti su malati di cancro sembrerebbero evidenziare una correlazione tra l’assunzione di ginseng e una migliorata risposta del sistema immunitario, che si dimostrerebbe utile anche in fase di prevenzione. Meno riscontri invece, hanno trovato le convinzioni cinesi che consideravano questa radice come un valido alleato nei casi di impotenza.
In ogni modo, sia che ci si creda in base a dati scientifici, sia perché si confida nella saggezza millenaria dei popoli orientali, è indubbio che chi fa uso di ginseng (se non altro per i soldi che spende) affermi di sentirsi meglio. Il consiglio, come sempre, è quello di non abusarne, assumendone quantità eccessive e di ricorrere sempre al medico per la cura delle malattie. Il ginseng non può e non deve sostituire le medicine che il medico ci prescrive, ma ci può, tutt’al più, fornire un sostegno durante la cura. Inoltre, ricordando che anche le medicine si ricavano da sostanze presenti nelle erbe, potrebbe esserci il rischio che l’assunzione di questa radice in concomitanza con dei farmaci possa creare delle indesiderate interferenze. Pertanto è sempre bene avvisare il proprio medico, quando ci prescrive una cura, del fatto che stiamo assumendo anche altre sostanze e ricordiamoci sempre che una dieta equilibrata accompagnata a una regolare attività fisica e a delle sane abitudini di vita rappresenta sempre la migliore medicina.
Nel corso di una terapia con ginseng è sconsigliato assumere bevande eccitanti, quali tè o caffè e non bisogna mangiare le rape, che contengono sostanze che possono interagire con questa radice, rendendola tossica.