Aceto di vino
L'aceto di vino
Furono i Romani a rendere il suo uso in cucina costante e generalizzato, soprattutto come condimento di insalate e carni.
Oggi l'aceto è conosciuto e utilizzato in tutto il mondo per la sua
capacità di rendere più appetibili e digeribili i cibi grazie alla
stimolazione dell'attività secretoria dell'apparato digerente.
Recentemente l'aceto di vino è stato anche riconosciuto dalla scienza
medica come fondamentale componente della dieta per le proprietà
antiossidanti e per il ruolo protettivo di alcuni suoi costituenti nei
confronti delle patologie cronico-degenerative. Gli vengono
riconosciuti, inoltre, effetti anti-cancerogeni.
L'aceto può essere ottenuto a partire da numerose materie prime e ogni
Paese utilizza per l'acetificazione quelle maggiormente disponibili.
Così mentre in Giappone e in Cina si impiega il riso e nel Regno Unito
il malto, nei Paesi dell'area mediterranea l'aceto proviene
principalmente dal vino.
Tuttavia, tra tutti i Paesi dell'area, l'Italia è l'unico in cui la
produzione deriva esclusivamente da vino. Questo prodotto viene tutelato
dalla rigorosa legislazione nazionale mediante precise norme che
definiscono le specifiche analitiche del prodotto e riservano la
denominazione di "aceto di vino" al prodotto ottenuto
dalla fermentazione acetica del vino. La materia prima deve, inoltre,
rispondere a precisi requisiti chimici comprendenti, tra gli altri,
gradazione alcolica e acidità volatile.
Dal vino utilizzato derivano molti dei costituenti importanti per
l'aroma e il gusto, costituenti che - va sottolineato - non si
riscontrano in prodotti ottenuti con altre basi. Ad esempio, la
morbidezza tipica degli aceti di vino dipende dalla glicerina, prodotto
secondario della fermentazione alcolica dei lieviti durante il processo
di vinificazione.
Le peculiarità dell'aceto italiano lo pongono a un livello qualitativo
molto elevato poiché possiede oggettivamente caratteristiche
organolettiche decisamente superiori a quelle degli altri tipi di aceto
commercializzati in Europa e nel mondo. Tali pregi sono stati ampiamente
riconosciuti a livello internazionale, tanto che l'Italia rappresenta
il maggiore esportatore mondiale di questo prodotto.
Le tipologie nazionali comprendono quattro categorie: aceto comune, di alta qualità, speciale e aromatizzato.
Gli aceti comuni bianchi o rossi vengono ottenuti da vini comuni con metodi industriali continui.
Gli aceti di alta qualità derivano da vini con buone caratteristiche
organolettiche e sono ottenuti con metodo a truciolo seguito da
maturazione di alcuni mesi in fusti di legno pregiato.
Gli aceti speciali sono ottenuti da mosto d'uva, hanno un residuo
alcolico elevato e vengono invecchiati anche per molti anni in
recipienti di legno pregiato. Rientrano in questa categoria gli aceti balsamici.
Infine, gli aceti aromatizzati si ottengono mediante
infusione di erbe per 40-60 giorni, durante i quali le sostanze
aromatiche e gli oli vengono ceduti all'aceto. Aglio, timo, origano,
prezzemolo vengono frequentemente impiegati per ottenere aceti di
maggior pregio e con spiccata azione digestiva.
Sul mercato è presente anche aceto di mele, di provenienza però prevalentemente austriaca e tedesca.
L'aceto classico rappresenta la quota preponderante del mercato coprendo
oltre i tre quarti dei consumi totali. Sono soprattutto gli aceti
bianchi a essere preferiti negli ultimi tempi dai consumatori, poiché
ritenuti di gusto più fresco, delicato e morbido rispetto agli aceti
rossi caratterizzati da una maggiore corposità. Gli aceti di vino di
qualità superiore - con 7 gradi di acidità contro i 6 convenzionali -
coprono attualmente circa il 10% dei consumi.
Un cenno particolare merita l'aceto balsamico, che sta incrementando
sempre più il proprio mercato. Sebbene questa quota sia pari a circa il
7% delle vendite globali a volume, la percentuale sale al 20% se si
considerano le vendite a valore.