Aceto Balsamico
Dall'Emilia Romagna, il pregiato aceto balsamico.
Una
tradizione antica, antichissima. Un prodotto nobile, estremamente
pregiato. Un’aroma liquido e scuro, balsamico in ogni senso, racchiuso
in un’ampolla di vetro trasparente…
L’aceto balsamico, che si
differenzia completamente sia per le caratteristiche organolettiche che
per le metodologie produttive dall’aceto di vino, è considerato uno dei
più esclusivi prodotti tipici della gastronomia italiana, conosciuto ed
apprezzato prima all’estero e poi in patria. A differenza dell’aceto di
vino, il balsamico è un liquido denso e profumato, di colore scurissimo,
acido e dolce allo stesso tempo, che viene prodotto a partire dal mosto
cotto ed invecchiato in botticelle di legno pregiato.
Nel settore
degli aceti balsamici, prodotti nell’area di Modena e Reggio Emilia sin
dal medioevo, una determinante suddivisione va oggi fatta tra “Aceto
Balsamico Tradizionale di Modena”, “Aceto Balsamico Tradizionale di
Reggio Emilia” e “Aceto Balsamico di Modena”.
Si tratta di tre
prodotti di gran pregio, ma mentre l’ultimo è un aceto realizzato a
livello industriale e ottenuto in quantità maggiori, pur affondando le
proprie radici nell’antica tradizione emiliana, gli altri due sono
prodotti secondo metodi strettamente artigianali e “tradizionali”, dove
sono proprio le caratteristiche di acetificazione ed invecchiamento a
renderli unici nel panorama dei condimenti.
La storia di questi
prodotti è comune ed antichissima e risale al periodo della dominazione
Estense, quando sia la casa ducale che molte famiglie della zona
producevano aceto balsamico nelle “acetaie” dei sottotetti, ambienti
soggetti a notevoli escursioni termiche, ideali per l’affinamento del
prodotto. Il consumo era legato ad occasioni veramente speciali, al
punto che era consuetudine fornire in dote una serie di botticelle di
balsamico alla figlia che andava sposa.
I vari metodi produttivi che
ciascuna famiglia aveva gelosamente custodito si indirizzarono in
seguito verso due direzioni, che diedero origine all’aceto balsamico e
al tradizionale.
Oggi i metodi produttivi si differenziano
sostanzialmente per un diverso trattamento della materia prima e
soprattutto per il diverso grado di invecchiamento.
L’Aceto
Balsamico di Modena, le cui tecniche produttive sono state fissate da un
decreto ministeriale del 1965 ed in seguito da uno del 1989, che ne
delimita anche la zona d’origine, si ottiene dalla fermentazione
alcolica ed acetica di mosti d’uva parzialmente fermentati o concentrati
anche a fuoco diretto, con l’aggiunta di una determinata quantità di
aceto vecchio di almeno 10 anni; è consentita inoltre l’aggiunta di
caramello. L’invecchiamento, variabile da qualche mese ai 2/3 anni, deve
avvenire in botti di legno pregiato.
Tutt’altra storia, invece, per
il prodotto tradizionale. L’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena si
ottiene dalla fermentazione del mosto proveniente da viti coltivate
nella provincia di Modena, preferibilmente da uva bianca Trebbiano di
collina, e cotto a fuoco diretto in vasi aperti. Il mosto è quindi posto
in botti di legno pregiato, dove acetifica con complessi processi
fermentativi ed ossidativi naturali.
Tali botti sono ancora oggi
dislocate nelle acetaie dei sottotetti ed una loro serie completa
comprende cinque botti con capienza a scalare, poiché il prodotto nel
corso degli anni subisce successivi travasi: la botte da 60 litri è di
rovere, segue quella da 50 litri di castagno, poi quella da 40 litri in
ciliegio, da 30 litri in frassino ed infine la botticella da 20 litri in
legno di gelso.
Il periodo di invecchiamento trascorso in tali botti
determina la qualità ed il prezzo dell’aceto: si va da un minimo di 12
anni fino a 25 anni ed anche oltre. Viene quindi imbottigliato in
contenitori di vetro bianco fra i 10 e i 40 cl, di forma sferica con
base rettangolare. Tali contenitori sono contrassegnati da un sigillo di
garanzia e dalla serie numerata.
Sull’etichetta devono comparire anche
le informazioni sul produttore. Il sapore si presenta dolce ed agro
insieme, mentre l’aroma deriva dai diversi legni delle botticelle in cui
invecchia. Il profumo è penetrante e persistente, gradevole di armonica
acidità.
Le caratteristiche produttive sono molto simili anche per
l’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia: il mosto proviene da
uve con un determinato grado saccarometrico coltivate in provincia di
Reggio Emilia e viene cotto, a differenza di quello di Modena, a
pressione atmosferica in vasi aperti. Le procedure di fermentazione e
invecchiamento sono invece praticamente le stesse ed anche in questo
caso, come avviene per il tradizionale di Modena, è attivo un Consorzio
di Tutela che vaglia il prodotto prima della sua commercializzazione.
Viene imbottigliato in contenitori di vetro tra i 10 e i 25 cl, con
forma di tulipano rovesciato, contrassegnati da sigillo, bollino e serie
numerata.
Sull’etichetta compaiono le informazioni sull’origine del
prodotto, la data di imbottigliamento e le tecniche di produzione. Il
sapore presenta il dolce e l’agro ben amalgamati, acidità ed aromaticità
in armonia con i caratteri olfattivi, profumo fragrante con acidità
variabile a seconda dei diversi legni delle botticelle di
invecchiamento. Il colore è bruno, scuro, limpido e lucente.
Entrambi
i due aceti tradizionali sono già tutelati a livello nazionale dalla
D.O.C. ottenuta nel 1986. Tuttavia, a causa del loro prezzo elevato e
del loro carattere di estrema qualità e tipicità, che li hanno fatti
apprezzare nei più sofisticati ristoranti del mondo, ma che hanno anche
determinato la commercializzazione di loro contraffazioni in Paesi
diversi dall’Italia, i due aceti tradizionali di Modena e Reggio Emilia
per molto tempo sono stati al vaglio della Commissione Europea a
Bruxelles per l’ottenimento del marchio D.O.P. Finalmente con il Reg. UE
813/2000 del 17/04/2000 l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena e
l’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia sono andati ad
arricchire la lista italiana dei prodotti a Denominazione d’Origine
Protetta, mentre l’Aceto Balsamico di Modena ha ottenuto l’I.G.P.
in luglio 2009.
Per la tutela e la diffusione di quest’ultimo
-considerato l’ambasciatore del balsamico tradizionale in quanto
permette l’approccio ai nuovi consumatori, grazie ai volumi notevoli e
ai prezzi accessibili- il Centro Studi e Formazione Assaggiatori ha
messo a punto un sistema di analisi sensoriale per la classificazione di
questo prodotto, adottata anche dall’Associazione Assaggiatori Italiani
Balsamico. Ciascuna bottiglia di Aceto Balsamico di Modena sarà
identificata in quattro categorie di qualità, riconoscibili in etichetta
mediante un numero di foglie (da una a quattro): la categoria “Una
Foglia” identifica un aceto balsamico di moderata densità,
essenzialmente indicato per le insalate; le “Due Foglie”
contraddistinguono una più elevata sciropposità, indicata sia alla
preparazione di insalate, che di marinature e barbecue; l’aceto con “Tre
Foglie” presenta una dolcezza stemperata da sentori di spezie e legno
ed è particolarmente indicato ad accompagnare formaggi e fragole; il
“Quattro Foglie”, infine, è un aceto balsamico eccezionalmente denso,
perfetto per un utilizzo di alto livello culinario.