Viva il pollo

Alimentazione: doxa, a tavola gli italiani scelgono il pollo. ma resistono tanti falsi miti, dagli antibiotici all’allevamento in batteria. per esempio, 8 su 10 credono (sbagliando) che nel pollo ci siano gli ormoni.

Ormoni e antibiotici per velocizzare la crescita, allevamenti intensivi in batteria, poco ferro rispetto alle carni rosse, produzione non italiana. Un’indagine rivela i 6 principali luoghi comuni di cui sono vittime i 46 milioni di consumatori italiani di carni di pollo e tacchino. Per sfatare i falsi miti e fare luce sui temi più sensibili in fatto di sicurezza , ma anche su alcune “cattive” abitudini come quella di lavare la carne prima di cucinarla, un team di esperti risponde attraverso la campagna 6 verità sul pollo (che gli italiani ancora non sanno), promossa dal blog W il Pollo (www.vivailpollo.it), la piattaforma che Unaitalia dedica ai milioni di “appassionati” chicken lovers.

A tavola gli italiani scelgono il pollo. Sono veri “chicken lovers”, lo conferma il fatto che 8 su 10 lo consumano almeno una volta alla settimana e che 7 su 10 considera quella di pollo, tra tutte le carni, la migliore da un punto di vista nutrizionale, ricca di proteine e povera di grassi.

Lo rivela un sondaggio Doxa per UnaItalia – Unione Nazionale delle filiere agroalimentari delle carni e delle uova - secondo cui  gli italiani preferiscono il pollo alle altre carni perché piace a tutta la famiglia e in casa mette d'accordo tutti (82% degli intervistati), è conveniente ed economico (91%) e, rispetto alle altre carni, quelle di pollo e tacchino sono più magre (89%) e sono tra gli alimenti più indicati per una dieta dimagrante (83%).

Conveniente, con un profilo nutrizionale favorevole e ideale per mantenersi in forma. La carne bianca è anche un ottimo alleato per la salute. A confermarlo è il Documento di Consenso sulle carni avicole a cura dell'istituto di ricerca Nutrition Foundation of Italy e pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Food & Nutrition Research (www.foodandnutritionresearch.net), secondo cui il consumo di carne bianca non è associato ad un aumento del rischio di alcune malattie del benessere, come le patologie cardiovascolari, il diabete e alcuni tipi di tumore.

Eppure, nonostante il 73% degli intervistati affermi che la carne di pollo è sicura8 italiani su 10 dicono di sentirsi garantiti dalla qualità e dalla sicurezza della produzione italiana, la maggior parte di essi finisce per essere vittima di pregiudizi, convinzioni errate e veri e propri falsi miti: c’è chi ancora crede che i polli siano allevati in batteria (e invece non esistono più da 50 anni), chi è convinto che gli allevatori usano gli  ormoni per favorire la crescita dei polli (e invece gli ormoni in Italia e in Europa sono vietati e per di più non servono a nulla nell’allevamento avicolo), e chi infine pensa che le carni bianche siano meno nutrienti di quelle rosse (ed invece il contenuto in proteine e ferro è lo stesso per tutti i tipi di carne). C’è poi chi teme che negli allevamenti avicoli si usino antibiotici in modo indiscriminato (non è così, si usano solo quando servono), chi lava il pollo prima di cucinarlo (non serve a nulla, anzi) e chi non sa che tutto (o quasi) il pollo che portiamo sulle nostre tavole è nato, allevato e confezionato in Italia.

Sono solo alcuni dei principali luoghi comuni e falsi miti associati al consumo di carne avicola di cui sono vittime la maggior parte degli oltre 46 milioni di consumatori italiani e a cui un team di esperti, dal pediatra al veterinario, risponde attraverso la  nuova  campagna 6 Verità sul pollo (che gli italiani ancora non sanno), promossa dal blog W il Pollo (www.vivailpollo.it), la piattaforma che Unaitalia dedica ai milioni di italiani “appassionati” di pollo e che risponde a domande e dubbi sulle carni avicole. La campagna sbarcherà anche sui social con gli hashtag nonfareilpollo e conoscilodavvero.

ORMONI ED ESTROGENI PER LA CRESCITA? NO GRAZIE. IL POLLO ITALIANO NON HA ORMONI
Ormoni ed estrogeni
non vengono mai utilizzati negli allevamenti italiani di polli e tacchini e non c'è dunque alcun rischio di trovare residui di queste sostanze nel pollo che portiamo a tavola.

Eppure l'87% degli italiani ancora oggi crede che i polli crescano più velocemente di un tempo grazie alla somministrazione di ormoni ed estrogeni.

In verità, l'utilizzo di queste sostanze negli allevamenti  è illegale, vietato da norme italiane ed europee. Inoltre, il ciclo di vita dei polli di allevamento è breve per cui l'eventuale utilizzo di queste sostanze non avrebbe alcun effetto sulla crescita, anzi risulterebbe antieconomico per l'allevatore. Inoltre, i controlli che ogni anno sono effettuati dalle autorità sanitarie italiane nell'ambito del Piano Residui coordinato dal Ministero della Salute, confermano che nei polli italiani non ci sono ormoni ed estrogeni.

Secondo Andrea Vania, responsabile del Centro di Dietologia e Nutrizione Pediatrica Policlinico Umberto I, "gli ormoni nel pollo sono un pregiudizio molto diffuso, a volte anche tra i miei colleghi, ma non sostenuto da nessun dato di fatto. Alle mamme che me lo chiedono - magari allarmate da qualche notizia vista sulla rete o da qualche medico che ha ancora questo pregiudizio - dico di stare tranquille: gli ormoni nel pollo non ci sono, sono vietati dalla legge, e per di più sono inutili ed antieconomici. Quindi non c'è nessun motivo per limitare in età pediatrica il consumo di un alimento come il pollo che invece ha tante qualità nutrizionali".

Il motivo per cui i polli di oggi sono più pesanti rispetto a 30 anni fa è dato dal miglioramento delle metodologie di allevamento, della selezione delle razze e dell’alimentazione degli animali  (il menu dei polli italiani è composto oggi di soli alimenti naturali di origine vegetale: grano, granturco, soia, vitamine e minerali). Inoltre, negli anni è cresciuta l’attenzione degli allevatori al benessere animale e alla cura dell’ambiente dove vengono allevati e c’è un maggior controllo delle malattie, sia da parte degli allevatori che dei veterinari ufficiali.

IL POLLO ITALIANO NON CRESCE AD ANTIBIOTICI
Il 74% degli italiani crede che anche gli antibiotici siano utilizzati negli allevamenti per favorire la crescita.

In realtà negli allevamenti avicoli italiani gli antibiotici sono usati solo a scopo curativo. Mai preventivo e mai per favorire la crescita. Si usano solo se necessario, sempre a seguito di una diagnosi e di una prescrizione medica e sotto il controllo veterinario, unico soggetto a cui compete, per legge, il trattamento. Non vengono mai usati per favorire la crescita degli animali, pratica vietata in Europa dal 2006, tuttavia ancora utilizzata negli Stati Uniti. Inoltre, negli allevamenti italiani, è sempre rispettato il cosiddetto "periodo di sospensione", cioè il tempo necessario affinché il farmaco sia smaltito prima che il pollo venga avviato al consumo.

I controlli sanitari confermano che nei polli italiani non ci sono residui di antibiotici pericolosi per l'uomo. Il corretto uso degli antibiotici è confermato dai risultati del Piano Nazionale Residui (PNR), che ha lo scopo di verificare che i farmaci veterinari siano utilizzati correttamente secondo le norme nazionali e comunitarie.

Inoltre, negli allevamenti italiani di polli e tacchini si fa sempre meno ricorso ai farmaci. Negli ultimi 3 anni, infatti, l'uso degli antibiotici negli allevamenti avicoli è diminuito del 20%, arrivando a rappresentare meno del 12% del consumo totale di antibiotici nella zootecnia nazionale. Il settore avicolo italiano ha deciso autonomamente di dotarsi di un "Piano per l'uso razionale del farmaco", attualmente in approvazione presso il Ministero della Salute, con lo scopo di diminuire di un ulteriore 20% l'uso degli antibiotici nel prossimo triennio.

Secondo Guido Grilli, Ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie e Sanità Pubblica dell'Università degli Studi di Milano e Presidente della Società Italiana di Patologia Aviare, "negli allevamenti avicoli gli antibiotici vengono utilizzati esclusivamente per la terapia delle malattie degli animali, è da escludere l’impiego dei medicinali come promotori di crescita. Anche in caso di malattia, la terapia antibiotica è solo l’ultima risorsa, a cui si ricorre solo dopo l’adozione di severe norme di biosicurezza che prevengono l’ingresso della malattia e/o la sua diffusione negli allevamenti e l’attuazione di piani di profilassi vaccinale molto importante e adottata da tutti gi allevamenti nazionali. 

Gli avicoltori italiani, seguiti dai veterinari di filiera, si sono impegnati ormai da diversi anni a diminuire il consumo di antibiotici e ad eliminare quasi del tutto quelli che appartengono a delle classi chimiche utilizzate anche nella medicina umana. Questo aspetto pone il settore avicolo ai vertici della zootecnia italiana. In ogni caso, quando mangiamo un pollo possiamo stare sicuri che non contenga antibiotici, ce lo confermano i dati sui residui presenti negli animali campionati al momento della macellazione e diffusi annualmente dal Ministero della Salute ”.

POLLI IN BATTERIA? IL POLLO E’ ALLEVATO A TERRA E LE GABBIE NON ESISTONO PIÙ DA 50 ANNI, EPPURE…
In Italia da oltre 50 anni le gabbie non esistono più e nessun pollo o tacchino è allevato in batteria. Oggi il 100% dei polli italiani viene allevato a terra, all'aperto o, più frequentemente, all'interno di ampi capannoni ben areati e illuminati, dove i polli razzolano liberamente su strati di paglia o truciolati di legni assorbenti e igienici. Inoltre, molti capannoni di ultima generazione sono dotati di speciali "botole" che permettono agli animali di uscire all'aperto.

Eppure l'83% degli intervistati crede che la maggior parte dei polli in Italia sono allevati in gabbia e in batteria.  A cosa si deve il perdurare di questo pregiudizio?

Semplice, gli italiani confondono i polli con le galline. Quello dei polli da carne e delle galline ovaiole sono due metodi di allevamento distinti, che utilizzano due razze avicole differenti. L'allevamento delle galline ovaiole può avvenire a terra, all'aperto o in batteria. L'utilizzo delle "gabbie" viene preferito da molti allevatori perché favorisce l'igiene delle uova, che non entrano in contatto con le deiezioni degli animali.

Il giornalista e divulgatore scientifico Alessandro Cecchi Paone spiega, "è davvero incredibile che un luogo comune sia così duro a morire, negli allevamenti di polli da carne le gabbie sono state abolite 50 anni fa, perché questo metodo di allevamento incideva negativamente sulla qualità della carne che non piaceva al consumatore, mentre continuano ad essere adottate per le galline ovaiole per ragioni di sicurezza igienica. Oggi, grazie ad una normativa europea, sono più ampie e moderne, in modo da garantire il maggior benessere alla gallina".

BATTERI E MICRORGANISMI: NON LAVARE QUEL POLLO!
Tra i luoghi comuni più duri a morire c'è quello di lavare il pollo prima di cucinarlo. Secondo l'indagine Doxa, infatti, il 77% degli intervistati pensa che prima di cucinare la carne di pollo è sempre consigliabile lavarla accuratamente per allontanare il rischio di possibili infezioni alimentari causate da microrganismi presenti sulla carne.

Tuttavia, lavare il pollo prima di cucinarlo non solo non serve a nulla, ma da un punto di vista igienico è anche sconsigliato. "Non esiste alcun motivo per lavare il pollo prima della cottura - spiega la food writer Francesca Romana Barberini - perché il lavaggio non elimina eventuali microrganismi che possono essere presenti sul pollo come su tutti gli altri alimenti crudi, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura. Al contrario, lavare la carne aumenta il rischio di contaminazione. Quello che conta è cuocere bene il pollo, perché la cottura elimina tutti i microrganismi che possono causare problemi alla nostra salute".

Per evitare il rischio di contaminazione, invece di lavare il pollo prima di cucinarlo, meglio seguire i 5 facili consigli della sicurezza a tavola dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: lavare le mani e gli attrezzi del piano di cucina dopo aver manipolato il cibo crudo, separare i cibi cotti da quelli crudi, far cuocere bene gli alimenti, conservarli alla giusta temperatura e utilizzare acqua e materie prime sicure.

IL POLLO CONTIENE FERRO E PROTEINE COME LA CARNE ROSSA
Per 7 italiani su 10 la carne bianca contiene poco ferro: in realtà sono vittime del luogo comune secondo cui è il colore della carne a determinare la quantità di ferro e proteine, che quindi sarebbe presente in  abbondanza nelle carni rosse.

In realtà, nonostante siano bianche, le carni di pollo e tacchino hanno più o meno lo stesso contenuto di ferro di quelle "rosse". È solo la mioglobina che fa la differenza, ma solo da un punto di vista “cromatico” e non nutrizionale.

Un esempio: 100 grammi di coscia di pollo (cotto senza pelle) contengono 1,4 mg di ferro e  la fesa di tacchino 1,5 mg, quantità assolutamente comparabili con quella delle più diffuse carni rosse, come la costata di bovino adulto (1,3 mg), la lombata di bovino adulto (1,4 mg -Fonte: INRAN 2000).

Anche il contenuto in proteine è  più o meno lo stesso per tutte le carni. Ed è, ricordiamolo, molto elevato. Ad esempio il petto di pollo contiene 23,3g di proteine e la fesa di tacchino 24g, mentre la lombata di vitellone 21,8g,  la costata di bovino adulto 21,3g, il filetto di vitello 20,7g e la bistecca di maiale 21,3g (Fonte: INRAN 2000).

"Non esistono differenze dal punto di vista del contenuto in proteine o in ferro che possono far preferire un tipo di carne ad un'altra - spiega il nutrizionista Giorgio Calabrese, Docente della Scuola di Specializzazione di Medicina, Facoltà di Medicina Università degli Studi di Torino - Il ferro c'è in tutte le carni,  il colore non centra niente. Ad esempio, nella coscia di pollo c'è lo stesso contenuto di ferro della costata di manzo. Anche il contenuto di proteine è più o meno lo stesso per tutte le carni ed è, ricordiamolo, molto elevato.

È vero invece che le carni di pollo e tacchino sono particolarmente digeribili e magre: contengono cioè pochi grassi (tra l'altro concentrati soprattutto nella pelle, facilmente eliminabile), e quei pochi presenti sono di migliore qualità, cioè soprattutto insaturi e polinsaturi (acido linoleico e linolenico), i più favorevoli dal punto di vista nutrizionale.  Per noi nutrizionisti il pollo è un alimento da preferire, ideale in una corretta e sana alimentazione, per il suo mix di pregi che raramente ritroviamo in altre carni: è ricco di proteine, ha un buon contenuto in ferro, se privato della pelle è anche poco grasso (soprattutto il petto), è digeribile, ha un buon contenuto di vitamine (gruppo B e PP) e sali minerali (calcio, potassio, fosforo), piace ed è adatto a tutti (dai bambini agli anziani e agli sportivi). E poi, la carne di pollo ha anche il vantaggio di essere più facilmente masticabile e digeribile, soprattutto se cucinata in modo semplice (arrosto, ai ferri, lessata) perché ha una minor presenza di tessuto connettivo”.

IL POLLO CHE MANGIAMO È SOLO MADE IN ITALY. MA NON TUTTI GLI ITALIANI LO SANNO …
Da dove viene il pollo che portiamo in tavola? Quasi 1 italiano su 2 non sa che il 99% del pollo che mangiamo in Italia è nato, allevato, macellato e confezionato nel nostro Paese.

"Siamo un paese con una grande tradizione avicola - spiega Lara Sanfrancesco, direttore di Unaitalia, l'associazione che rappresenta la quasi totalità dei produttori avicoli italiani - la produzione italiana è autosufficiente e non abbiamo bisogno di importare carni avicole dall’estero, caso unico nella zootecnia nazionale. Produciamo polli e tacchini a sufficienza per coprire il fabbisogno italiano e li esportiamo un bel po' anche all'estero. Gli italiani sono consumatori molto esigenti e abituati all'alta qualità, per questo scelgono quasi esclusivamente pollo fresco e comprano poca carne congelata. Al contrario, all’estero si consuma (e si esporta) soprattutto pollo congelato. Il pollo che troviamo nei supermercati o dal macellaio è  tutto italiano. Per esserne sicuri basta leggere l'etichetta. Per il pollo italiano l'indicazione di origine non è una novità, perché le aziende avicole italiane la indicano volontariamente già dal 2005, ma dal primo aprile del 2015, con l'entrata in vigore del nuovo sistema europeo di etichettatura delle carni, quest'obbligo riguarda tutte le carni fresche e congelate commercializzate in Europa”.

Unaitalia (Unione Nazionale Filiere Agroalimentari delle Carni e delle Uova) è l’associazione di categoria che tutela e promuove le filiere agroalimentari italiane delle carni e delle uova e rappresenta oltre il 90% dell’intera filiera avicunicola nazionale ed una fetta molto cospicua di quella suinicola, e ne valorizza in ogni sede la relativa immagine.
E’ stata costituita per unanime volontà di tutti i principali operatori del settore nella convinzione che il rafforzamento della rappresentanza istituzionale in un comparto altamente strategico dell’industria agroalimentare, costituisca un valore aggiunto irrinunciabile per accrescerne forza e coesione, garantendo tutela e pari dignità a tutti i componenti della filiera.

W il Pollo è la campagna che Unaitalia dedica ai milioni di italiani “appassionati” di pollo. Il blog Vivailpollo risponde a domande e dubbi sulle carni avicole in un linguaggio semplice ed esaustivo, e informa correttamente (e in modo divertente) su uno dei prodotti simbolo del made in Italy e alimento “glocal” per eccellenza. Il blog propone, inoltre, tante ricette, curiosità, testimonianze per raccontare il mondo del pollo a 360°, arricchito dal supporto di chef, food blogger e professionisti della nutrizione.   

 

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