Cos'è Biologico
Agricoltura Biologica
Il termine "Agricoltura Biologica"
indica il metodo di coltivazione e di allevamento che ammette solo
l'impiego di sostanze naturali, presenti cioè in natura, escludendo
l'utilizzo di sostanze sintetizzate chimicamente.
Per conseguire questo obiettivo gli agricoltori biologici devono fare ricorso ad una serie di tecniche per contribuire al mantenimento degli ecosistemi e per preservare l'ambiente dall'inquinamento.
Per conseguire questo obiettivo gli agricoltori biologici devono fare ricorso ad una serie di tecniche per contribuire al mantenimento degli ecosistemi e per preservare l'ambiente dall'inquinamento.
Il rispetto dell'ecosistema implica lo sviluppo di un modello di
produzione che utilizzi le risorse naturali, come il suolo, l'acqua e
l'aria, senza sfruttarle eccessivamente affinché durino nel tempo.
L'Agricoltura Biologica che oggi si
esercita non è altro che la "pratica tradizionale" che ha permesso la
sopravvivenza e lo sviluppo dell'umanità per decine di millenni. E' solo
negli ultimi centocinquanta anni che la logica di produzione si è
modificata completamente con la comparsa in campo agricolo delle
sostanze chimiche che hanno reso l'agricoltura una delle principali
cause di inquinamento per l'ambiente e per la salute dell'uomo. Di
fronte a questo scenario di degrado ambientale le aziende che producono
secondo i canoni biologici rivestono un ruolo sempre più importante e
sentito dai consumatori.
Il bisogno di un'alimentazione più sana e la certezza che il
prodotto sia effettivamente biologico hanno fatto nascere negli anni
l'esigenza di norme condivise e di controlli sulle parti. Infatti, prima
degli anni novanta i coltivatori sottoscrivevano un "foglio di
garanzia" per assicurare il consumatore che il prodotto fosse
effettivamente biologico.
A partire dal 1991 l'entrata in vigore
di norme a livello comunitario e a livello nazionale regolano
l'Agricoltura Biologica trasformandola in attività legalmente
riconosciuta. Il più recente è il Reg.(CE) n. 834/07 che gestisce le
nuove regole sulla produzione del biologico, il quale ha posto molta
attenzione alla tracciabilità tramite le etichette, ad esempio del vino,
dove si può risalire alla storia del prodotto finito. Sulle etichette
infatti devono essere riportate le seguenti diciture (oltre a quelle
previste per legge per i vini): agricoltura biologica regime di
controllo CEE; nome dell’Organismo di controllo ed estremi
dell’autorizzazione ministeriale; il paese d’origine e l’azienda
indicati da una sigla e da un codice. Quindi un vino prodotto da uve
biologiche è il risultato di un metodo di produzione minuziosamente
controllato in tutte le sue fasi poiché tale controllo è obbligatorio
per poter commercializzare come biologici sia i prodotti freschi sia
quelli trasformati.
L'Agricoltura Biologica negli ultimi
anni ha avuto un notevole sviluppo, tanto da essere considerata ormai un
comparto stabile e di un certo rilievo all'interno del settore
agricolo. Se in passato il "produrre biologico" era soprattutto frutto
di una scelta ideologica e si tendeva a riferirla ad una cultura
alternativa, oggi questo sistema produttivo è divenuto un fenomeno
imprenditoriale di tutto rispetto, in grado di attrarre risorse umane e
finanziarie, produrre profitti e soddisfare un mercato in continua
crescita.
Finalmente approvato il regolamento sulla vinificazione BIO!
È dal 1991 che il settore dei viticoltori è in attesa del
regolamento sulla vinificazione BIO e finalmente l’8 febbraio 2012, il
Comitato per la regolamentazione sull’Agricoltura Biologica dell’Unione
Europea (SCOF – Standing Committee on Organic Farming) ha votato la sua
approvazione.
Fino ad oggi non esisteva una legislazione comunitaria specifica per la produzione biologica di vino ed infatti in etichetta non si poteva parlare di “vino biologico” ma solo di “ vino ottenuto con uve da Agricoltura Biologica” e non era lecito utilizzare il logo europeo.
Il provvedimento indica tutte le regole da adottare per avere un vino bio e riconosciuto come tale nei 27 paesi europei.
Ecco le principali pratiche enologiche da rispettare:
• Viene definito il massimale per l’aggiunta di solfiti, che sarà rispettivamente: di 100 mg/lt per i vini rossi e 150 mg/lt per i vini bianchi. Per avere un confronto, questi valori sono di 50 mg/lt inferiori rispetto a quelli presenti nei vini convenzionali. Un’eccezione è prevista per i vini con un maggior quantitativo di zucchero (più di 2 gr/lt) e che avranno diritto a 20 mg/lt di solfiti in più;
• Viene vietata la desolforazione, tecnica usata per conservare il mosto, aggiungendo grandi quantità di solfiti. Nel momento in cui si rimette mano al mosto, la presenza di solfiti viene eliminata (“desolforazione” appunto), ma si è ritenuto che questa pratica non sia compatibile con le tecniche naturali di produzione del vino;
• Viene vietato l’uso dell’acido sorbico;
• Viene prevista una dimensione massimo dei pori dei filtro per il filtraggio, affinché non vengano eliminate proprietà specifiche del prodotto;
• Le tecniche che prevedono il riscaldamento del vino sono consentite fino ad un massimo di 70°, abolite quindi la pastorizzazione e la sterilizzazione.
Fino ad oggi non esisteva una legislazione comunitaria specifica per la produzione biologica di vino ed infatti in etichetta non si poteva parlare di “vino biologico” ma solo di “ vino ottenuto con uve da Agricoltura Biologica” e non era lecito utilizzare il logo europeo.
Il provvedimento indica tutte le regole da adottare per avere un vino bio e riconosciuto come tale nei 27 paesi europei.
Ecco le principali pratiche enologiche da rispettare:
• Viene definito il massimale per l’aggiunta di solfiti, che sarà rispettivamente: di 100 mg/lt per i vini rossi e 150 mg/lt per i vini bianchi. Per avere un confronto, questi valori sono di 50 mg/lt inferiori rispetto a quelli presenti nei vini convenzionali. Un’eccezione è prevista per i vini con un maggior quantitativo di zucchero (più di 2 gr/lt) e che avranno diritto a 20 mg/lt di solfiti in più;
• Viene vietata la desolforazione, tecnica usata per conservare il mosto, aggiungendo grandi quantità di solfiti. Nel momento in cui si rimette mano al mosto, la presenza di solfiti viene eliminata (“desolforazione” appunto), ma si è ritenuto che questa pratica non sia compatibile con le tecniche naturali di produzione del vino;
• Viene vietato l’uso dell’acido sorbico;
• Viene prevista una dimensione massimo dei pori dei filtro per il filtraggio, affinché non vengano eliminate proprietà specifiche del prodotto;
• Le tecniche che prevedono il riscaldamento del vino sono consentite fino ad un massimo di 70°, abolite quindi la pastorizzazione e la sterilizzazione.
Queste regole entreranno in vigore dalla prossima vendemmia, ma chi
già produce secondo le pratiche enologiche richieste, potrà applicare
la nuova etichetta anche alle annate precedenti.
Non possiamo dunque che essere felici che l’Europa abbia intrapreso
un percorso che finalmente valorizzi il vino biologico del nostro
Paese.