Bibite

Il gusto di una bibita fresca

Ne consumiamo circa 60 litri a testa ogni anno, soprattutto nei mesi caldi, quando le vendite si impennano. Ma le bibite faranno bene o male?

Oltre ad essere i primi consumatori di acque minerali, occupiamo i primi posti anche per quanto riguarda le bibite analcoliche: l’Italia si conferma tra i maggiori estimatori delle bevande con le bollicine.
In generale però con il termine bibite si suole intendere quelle bevande a base acquosa, aromatizzate alla frutta o con altre sostanze, mentre si tendono ad escludere da questa categoria i succhi di frutta, che invece per legge ne fanno parte.  E’ della prima categoria che intendiamo occuparci in questo articolo.

Bibite a base di frutta o cola

In commercio se ne trovano fondamentalmente quattro tipi: quelle a base di frutta, quelle a base di cola, i tè freddi e gli energy drink.  Cominciamo dalle bevande a base di frutta. Sono principalmente a base di agrumi, come le aranciate, le limonate e i succhi di pompelmo. Per legge devono contenere almeno il 12% del succo dell’agrume dichiarato e raramente questa percentuale viene superata. Il problema però è che essendo così diluite queste bibite tenderebbero ad avere poco sapore e per questo motivo spesso e volentieri vengono aggiunti aromatizzanti e coloranti, per non parlare dello zucchero. Quello naturalmente presente è infatti una quantità estremamente ridotta, mentre il saccarosio arriva ad essere anche 150 grammi per litro, cosa che rende queste bibite estremamente caloriche e soprattutto cariogene. E’ importante quindi, soprattutto per i bambini, non abusarne e lavarsi accuratamente i denti dopo averle bevute. Per ovviare a questo inconveniente, in commercio si trovano sempre più spesso le cosiddette “bibite light”, nelle quali al posto dello zucchero è stato aggiunto l’aspartame. Se quest’ultimo elemento risolve notevoli problemi a livello di calorie, va tenuto però presente che se ingerito in quantità eccessive si rivela un ottimo lassativo, il che rende sconsigliabile scolarsi la classica bottiglia da un litro e mezzo da soli. Le persone affette da fenilchetonuria infine non possono consumare questi prodotti, poiché l’aspartame contiene fenilalanina. Spesso poi le bevande al gusto di cola contengono caffeina e chi è ipersensibile a questa sostanza o per qualche motivo la deve limitare (come ad esempio i bambini) dovrebbe consumarle con parsimonia.
Per quanto riguarda il discorso della vitamina C, infine, va precisato che essendo il contenuto di succo di frutta esiguo, lo sarà altrettanto quello vitaminico, poiché salvo dove diversamente indicato essa proviene dal succo di partenza.

I succhi di frutta
Passando ai succhi di frutta veri e propri invece, le cose cambiano un pochino. Intanto va precisato che in base alle severe normative italiane (attuate secondo disposizione delle direttive CEE) essi si definiscono e suddividono in:
- Succo di frutta: il prodotto di facile fermentazione, ottenuto attraverso un procedimento meccanico, con aroma, gusto e colore simile al frutto da cui si è ricavato. Il contenuto in frutta è uguale al 100%, la peculiarità è data dall’assenza di zuccheri aggiunti.
- Succo di frutta concentrato: è un prodotto ottenuto tramite l’eliminazione parziale dell’acqua di costituzione. Per i prodotti destinati al consumo diretto la concentrazione di frutta è del 50% circa.
- Succo di frutta disidratato: è ottenuto dalla totale disidratazione dell’acqua contenuta nella frutta.
- Nettare di frutta: è il prodotto fermentescibile, derivante dall’aggiunta d'acqua e zuccheri al succo di frutta, alla purea di frutta concentrata o al succo di frutta concentrato. Il contenuto in frutta è uguale al 50% e questa percentuale dev’essere dichiarata. I nettari si differenziano in “nettari semplici” e in “nettari polposi o succhi e polpa”. I nettari semplici sono dissetanti e hanno una struttura limpida, chiara e fluida, mentre i polposi sono simili ad un frullato, dunque una bevanda con caratteristiche di densità e corposità notevoli.
Nel corso degli ultimi anni inoltre, il mercato produttivo dei succhi di frutta si è dimostrato particolarmente attento alle nuove tendenze, che vede i consumatori sempre più interessati agli “alimenti benessere”, tanto che l'offerta si è arricchita di tutta una serie nuova di bevande a base di frutta che hanno incontrato uno straordinario successo. Si tratta dei cosiddetti nettari funzionali, arricchiti con vitamine, fibre vegetali, cereali e sali minerali, che non possono essere definiti “succhi” proprio per la presenza di tali elementi non previsti dalla legge e che quindi vanno sotto il nome più generico di “bevande a base frutta”.

Controllo con gli Energy Drink*
E veniamo agli energy drink, vera rivelazione degli ultimi anni. E’ importante innanzitutto notare che per legge questi NON SONO considerati delle bibite, tantomeno degli integratori di sali minerali. Consumarle alle stregua di dissetanti infatti, non solo comporta un’eccessiva introduzione di caffeina, ma anche di zuccheri, con effetti deleteri in primo luogo per denti e silhouette. In generale, una lattina contiene tanta caffeina quanta ne è contenuta in una tazza di caffè (circa 80 mg). La quantità da assumere, quindi, è in funzione della sensibilità individuale che ciascuno di noi ha nei confronti di questa sostanza: nello specifico, se una tazza di caffè ci rende nervosi e ci dà tachicardia, dovremmo evitare di consumarne più di una lattina. I giovani al di sotto dei sedici anni, inoltre, dovrebbero astenersi dalla loro assunzione, così come le donne in gravidanza e tutti coloro che siano particolarmente sensibili alla caffeina. Queste bevande poi, non dovrebbero mai essere mescolate con l’alcol e in nessun caso devono essere utilizzate come integratori salini, poiché NON lo sono.
E’ anzi caldamente sconsigliato assumerle prima di praticare una qualsiasi attività sportiva, poiché possono provocare dei cali di pressione, con conseguenze spesso pericolose.Ovviamente il consumo di queste bevande porta anche degli effetti benefici. Ad esempio, migliorano le prestazioni, la capacità di reazione e di concentrazione, alzando la soglia di attenzione e aumentando la sensazione di benessere. Il metabolismo infine, viene stimolato e quindi si assiste ad un più efficiente utilizzo dei nutrienti.

A ognuno la sua bibita
In media consumiamo 60 litri all’anno di bibite analcoliche, tra le quali spiccano per quantità l’aranciata e le bevande a basse di cola, seguiti a stretto giro da tè freddo e succhi di frutta. Proprio su questi ultimi si possono riscontrare le novità maggiori: vengono infatti proposti sempre nuovi e originali abbinamenti di frutta e a volte anche di verdura, in modo da affiancare all’aspetto prettamente edonistico quello salutistico. Non è raro infatti che a questi cocktails siano addizionate vitamine, sali minerali o fibra (ma in questo caso non si parla più di bibite). Un altro fattore che ha ulteriormente spinto al consumo di bibite poi è la sempre maggiore versatilità delle confezioni: non soltanto lattine e bottiglie, ma anche i pratici brick e le comode bottigliette con appositi tappi che ne consentono il consumo anche in palestra o durante una gita in bicicletta. Le nuove bevande alla frutta hanno conquistato il pubblico adulto, e stanno diventando decisamente “di tendenza” grazie a ricette innovative e più leggere, con minore contenuto di frutta e senza zucchero, ma ricche di gusto, naturalità e benefit salutistici: un esempio per tutti sono gli ormai celebri “Ace”, bevande a base di frutta arricchite di vitamine A, C, E. Vitamine, fibre, calcio, e con l’ultima novità anche latte e yogurt (nei cosiddetti smoothy), si coniugano in prodotti dai gusti originali, come gli abbinamenti nostrani di mela/menta o i tropicali mango/maracuja, oppure l’ormai famoso arancia/carota/limone. Ma novità sono anche i gusti unici, come quello ai frutti di bosco, alla mela verde o i succhi di arance rosse o bionde di Sicilia al 100%. Quindi, non più succhi di frutta di esclusivo consumo da parte di consumatori al di sotto dei 10 anni, ma  bevande per tutte le età.

* ENERGY DRINK
ASSOBIBE, l’associazione di CONFINDUSTRIA che rappresenta i produttori di bevande analcoliche, in merito alle notizie sullo studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Public Health riferito agli energy drink, ritiene necessario fornire le seguenti precisazioni:
1. Lo studio in questione non rappresenta una posizione dell’Organizzazione Mondiale della Salute. Gli stessi autori hanno chiarito che le opinioni espresse “non rappresentano necessariamente decisioni ed indicazioni dell’OMS”. Lo studio non ha peraltro considerato altri rilevanti documenti scientifici disponibili.
2. Gli energy drink sono prodotti sicuri, i cui ingredienti sono verificati ed autorizzati da leggi, che già hanno fissato anche la quantità massima di caffeina.
3. Gli energy drink non sono prodotti destinati ai bambini. Le etichette riportano specifiche indicazioni ed avvertenze quali “tenore elevato di caffeina” e l’indicazione “Non raccomandati ai bambini, alle donne incinte o alle persone sensibili alla caffeina”.
4. L’esposizione alla caffeina può dipendere da diversi alimenti contenenti caffeina, non solo gli energy drink. Una lattina di energy drink da 250 ml contiene una quantità simile a quella di una tazzina di caffè.
5. Per favorire un consumo responsabile e consapevole, i produttori che operano in Italia hanno autonomamente deciso, da anni, di autoregolamentare le proprie attività di marketing e vendita attraverso l’impegno a:
- evitare la commercializzazione negli ambienti scolastici, nonché nei dintorni delle scuole e nei canali diretti ai bambini sotto i 12 anni;
- evitare di promuovere gli energy drink in abbinamento con l’alcol;
- evitare di promuovere benefici rispetto agli effetti dell’alcol;
- aiutare il consumatore a comprendere le caratteristiche del prodotto. A tal fine si è promossa una campagna informativa anche attraverso il sito internet dedicato (www.infoenergydrink.it)

 

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