Lago di Garda

Lago di Garda e il vino Lugana

Un binomio vincente
L'esempio tipico di armonia e sviluppo tra territorio e prodotto riguarda il Consorzio di tutela del vino Lugana che associa oltre cento produttori di vino che hanno tutti l'identico obiettivo, la qualità.
Il territorio del Lugana si trova a sud del Lago di Garda e comprende i comuni di Sirmione, Desenzano, Lonato, e Pozzolengo. Oltre mille ettari di terreno dedicati alla produzione di un vino eccellente e delicatissimo, fra i migliori bianchi dell'Italia del Nord, il Lugana Doc. Dal sapore fresco, morbido e armonico, questo vino si accompagna bene ad antipasti di magro e piatti di pesce, specie se di lago; è ottimo inoltre con l'anguilla, il risotto alla milanese e il riso coi tartufi.
Ma oltre a produrre il buon vino Lugana, e proprio con l'intento di valorizzare il territorio e le sue peculiarità, molte cantine hanno ampliato la propria attività proponendo vari servizi, quali: ospitalità in agriturismo e bed and breakfast, ristoranti con prodotti tipici, centri benessere per rilassarsi, frantoi dove acquistare del buon olio extravergine d'oliva; il tutto per soddisfare il turista esigente che oltre al vino vuole assaporare anche il territorio.
 
IL LAGO DI GARDA
L'acqua limpida e pulita, mai troppo fredda, le spiagge assolate, il clima mite, la vegetazione mediterranea, fanno del lago di Garda una sorta di piccolo mare, incastonato fra le ultime propaggini delle Alpi e la pianura padana. Amato dai turisti italiani e stranieri, cantato da poeti e scrittori (da Catullo a Goethe, da Joyce a D'Annunzio), il Garda unisce al fascino della natura e del paesaggio il richiamo della storia, dai resti romani all'architettura liberty.
Il Benacus dei Romani è il più grande lago italiano, avendo una superficie pari a 370 km², e conta cinque isole: di Garda, S. Biagio, dell'Olivo, di Sogno e di Trimelone. Sulle sue sponde si incontrano tre regioni, la Lombardia, il Veneto e il Trentino. Sul Garda l'ospitalità è una tradizione antica: dai piccoli paesi tranquilli e pittoreschi ai grandi centri pieni di vita e di movimento, il lago è dunque perfettamente attrezzato per permettere a ciascuno di ritagliarsi una vacanza su misura.
 
Sirmione
La sponda bresciana del lago di Garda inizia con un piccolo gioiello: è Sirmione, famosa fin dall'antichità per le sue generose acque termali. La cittadina si allunga su un'esile penisola che si protende nel Garda per circa 4 km, uno dei luoghi più incantevoli del lago, da cui si gode lo splendido panorama delle due rive: già in epoca romana vi sorgevano delle ville, fra cui quella del poeta Catullo, che nei suoi versi cantò la bellezza di questi luoghi. Natura e storia: dal castello Scaligero (dal quale si accede al centro storico) alla zona archeologica che si trova all'estremità della penisola, Sirmione racchiude tesori d'arte e storia incomparabile. Per conservare la suggestiva atmosfera che lo caratterizza, tutto il centro storico è chiuso al traffico privato ed è servito da un trenino che porta fino alle Grotte di Catullo, partendo dal piazzale delle Terme, immerse in un grande parco e rinomate a livello internazionale soprattutto per la cura della sordità rinogena. La Rocca Scaligera con un grande darsena e le mura di cinta che isolano la cittadina dalla terraferma, fu voluta nel XIII secolo da Mastino I della Scala, signore di Verona, come presidio e approdo per la flotta scaligera. Completamente circondata dalle acque, la rocca risulta un insieme di torri, cortili interni e un ponte levatoio. Proseguendo per gli stessi vicoli e le raccolte piazzette del centro storico, su cui si affacciano boutiques, caffè e ristoranti, si raggiungono le Grotte di Catullo, una delle più interessanti aree archeologiche italiane. Fra gli ulivi, sul lembo estremo della penisola, sono stati riportati alla luce i resti di una grande villa edificata nella prima metà imperiale: con la sua pianta di 167 mt. di lunghezza per 105 mt. di larghezza, è la più vasta ed organica villa romana del Nord Italia. Probabilmente questa villa accolse gli imperatori romani in viaggio verso le province settentrionali e fu scenario di incontri tra i maggiori esponenti politici, civili e militari del Nord Italia. I numerosi reperti provenienti dagli scavi sono conservati in un Antiquarium. Di notevole interesse storico-artistico sono anche alcune chiese, fra cui la parrocchiale di S. Maria Maggiore del XV secolo e S. Pietro in Mavino, la più antica di Sirmione (VIII sec.).
 
Lugana e Colombare
Sirmione non è solo il borgo antico. Anche il territorio fuori dal ponte è ricco di storia.
A sud della penisola, in un territorio oggi densamente urbanizzato, si estendeva l'antica selva Lugana o Ligana o Lucana o Litana. A causa della sua posizione strategica, essa fu teatro di numerosi fatti d'armi, tra i quali lo scontro tra Costantino e Massenzio nel 312 d. C. Forse proprio qui nella selva, in un luogo imprecisato, il papa Leone Magno nel 452 d. C. avrebbe convinto Attila, condottiero degli Unni, a ritornare al nord. I toponimi presenti in questa zona, quali san Benedetto, san Vigilio e san Martino, ricordano l'opera di bonifica agraria svolta anche qui dai monaci. La selva era però quasi sparita all'inizio del XVI secolo, poiché fu colonizzata e sfruttata come terreno agricolo. I terreni argillosi delle zone ancora coltivate producono il celebre vino Lugana.
Nel territorio che faceva parte dell'antica selva Lugana sorgono ora due centri fittamente abitati che costituiscono due frazioni di Sirmione: Lugana e Colombare. Lugana è un insediamento che si raccoglie in particolare intorno alla chiesa, sorta tra il 1910 e il 1912, ma si estende sul territorio sino a comprendere il borgo di Rovizza, l'antica tenuta dei conti Rovizzi. Qui si può visitare la chiesetta dedicata a sant'Orsola, un tempo cappella nobiliare, e il Monumento all'Alpino, testimonianza del sacrificio di molti Sirmionesi che militarono in questo Corpo.
La località Colombare prende il nome da un'antica cascina oggi scomparsa e consisteva, fino al secondo dopoguerra, in una distesa di campi punteggiata da poche abitazioni rurali. Negli anni Sessanta la popolazione in forte espansione volle la propria chiesa che, intitolata a san Francesco, fu inaugurata nel 1969. L'edificio, che interpreta le novità degli anni del Concilio Vaticano II, si presenta come una grande tenda a pianta circolare, costruita con pietra, cemento, rame e vetro colorato.
Tratto da: www.sirmionebs.it
 
Desenzano
Al centro di un ampio golfo delimitato da un anfiteatro di colline, Desenzano è una delle più conosciute località turistiche del Garda. Il cuore della cittadina offre l'atmosfera antica delle strade porticate e la bellezza del lungolago. Qui si affaccia piazza Malvezzi (dove si tiene la prima domenica del mese un mercatino dell'antiquariato), con il caratteristico Porto Vecchio. Apprezzata stazione balneare, Desenzano è un importante centro velico. Fondata dai Romani, contesa nel medioevo fra Brescia e Verona, passata nel '400 sotto Venezia, Desenzano conserva  evidenti nella sua struttura e nei suoi monumenti le tracce di questa sua storia, ad iniziare dai resti di una villa romana, della quale sono ancora visibili i pavimenti a mosaico (II-IV sec. d.C.). I numerosi oggetti riportati alla luce dagli archeologi sono stati raccolti nell'Antiquarium annesso agli scavi (in via Crocefisso, 22), mentre reperti ancor più antichi, risalenti all'Età del Bronzo e ritrovati nei dintorni di Desenzano, sono visibili nel Museo Civico Archeologico G. Rambotti, ospitato nel chiostro quattrocentesco di S. Maria  de Senioribus. Fra gli altri oggetti spicca un aratro del 2000 a.C. (il più antico finora ritrovato) di legno di quercia, lungo 2,20 mt.
La parte alta della cittadina, detta Capo la Terra, è dominata dal castello, di fondazione altomedievale, ricostruito nel XIV e XV sec., attorno al quale si sviluppano i caratteristici vicoli della Desenzano medievale. Nella parte bassa, in piazza Malvezzi,  è da visitare il Duomo (ricostruito tra il 1586  e il 1611), che conserva nella navata sinistra un'Ultima Cena di G.B. Tiepolo, oltre ad opere di Andrea Celesti e Zenon veronese.
 
La gastronomia
Cucina particolarmente gustosa e leggera, abbinata agli ottimi oli e vini della zona: sul Garda il re della tavola è il pesce. Apprezzati per le loro qualità gastronomiche sono - oltre al quasi introvabile carpione che resta comunque l'indiscusso re della tavola gardesana - il coregone (lavarello), la trota lacustre, l'anguilla, la sardina (agone), il luccio, il cavedano, la tinca, l'aola (alborella), la carpa e il persico.
Non mancano tutta una serie di altri piatti rigorosamente stagionali, spesso nati dall'incontro tra la tradizione gastronomica bresciana e veronese. Soprattutto negli agriturismi e ristoranti dell'entroterra, vengono proposti anche insaccati nostrani, carni ai ferri, cacciagione, funghi.
Ad impreziosire la gastronomia locale sono anche e soprattutto l'olio extra vergine di oliva e gli ottimi vini noti e apprezzati nel mondo: li si può acquistare anche direttamente nei frantoi e nelle cantine che li producono.
 
IL VINO "LUGANA"
Il Consorzio di tutela del vino Lugana
Nato nel 1990 come istituto di vigilanza, difesa e promozione, il Consorzio per la Tutela del Lugana svolge una sistematica e intensa attività di tutela e valorizzazione della denominazione di origine.
Il Consorzio di Tutela si fa inoltre promotore della comunicazione e valorizzazione del marchio Lugana attraverso la partecipazione alle più importanti fiere nazionali e internazionali e l'organizzazione di eventi volti a far meglio conoscere l'immagine e la qualità del Lugana.
Il Consorzio è inoltre preposto alla salvaguardia del Lugana dalla concorrenza sleale e dalle oscillazioni di mercato. A tale proposito, il Consorzio ha da tempo intrapreso una battaglia contro la tentazione, in un periodo di crisi come quello che sta attanagliando il mondo contemporaneo, dei "prezzi al ribasso", che minano la qualità del prodotto e sviliscono l'immagine della denominazione.
Nata nel 1967, la denominazione di origine controllata "Lugana" è la prima riconosciuta in Lombardia e una delle primissime in Italia, a testimonianza del legame storico e inscindibile tra questo bianco e il suo territorio.
Per informazioni: www.consorziolugana.it
 
Territorio del Lugana
È infatti pianura quella che si estende per la maggior parte degli ettari vitati della denominazione. Ed è una pianura nobile, contraddistinta da fertili suoli di matrice argillosa. Sono argille stratificate di origine morenica e di natura sedimentaria, prevalentemente calcaree, ricche di sali minerali, dal carattere difficile: compatte, dure e inviolabili quando c'è siccità, molli e fangose con la pioggia.
Ma sono proprio queste argille, che nella fascia più collinare della Doc si fanno via via più sabbiose, le depositarie del patrimonio organolettico del Lugana: corpo e calore, acidità e sapidità nell'ossatura strutturale del vino; profumi vigorosi, netti, tra la mandorla e l'agrume, nel corredo aromatico.
Nella Lugana il microclima, influenzato positivamente dalle temperate brezze del lago di Garda, è ideale per la mitezza e la scarsa incidenza delle escursioni termiche tra il giorno e la notte.
Una "culla climatica" perfetta per accudire e valorizzare le peculiarità di un'uva particolare come il trebbiano di Lugana.
 
Passione Vino
Se il disciplinare di produzione prevede la presenza di vitigni complementari a bacca bianca, purché non aromatici, per una quota del 10%, oggi i produttori della zona tendono a vinificare in purezza il Lugana esclusivamente con uve turbiana.
Un atto dovuto a un vitigno che ha dimostrato di avere in questo terroir risorse insperate per una varietà di trebbiano. L'attuale disciplinare di produzione prevede ben cinque tipologie di Lugana: la versione "base", il Superiore, la Riserva, la Vendemmia Tardiva e lo Spumante.
 
Vino "Lugana"
Il Lugana "base" è il motore produttivo di tutta la denominazione, il suo mattone fondamentale, l'ago qualitativo della zona: il suo volano produttivo copre quasi il 90% della Doc.
Presenta un colore giallo paglierino tenue con riflessi verdognoli; i profumi, delicati, quasi accennati, offrono sensazioni floreali miste a note di mandorla; il gusto è garbato, stilizzato, definito, teso e gustoso.
Vino "Lugana Superiore"
Introdotto nel disciplinare di produzione a partire dal 1998, il Lugana Superiore, che per definirsi tale in etichetta deve essere sottoposto a un periodo di invecchiamento o affinamento di almeno un anno a partire dalla vendemmia, presenta un profilo più variegato e complesso: il colore ha riflessi più dorati; i profumi, più articolati, offrono sentori di erbe di campo, di clorofilla, di mela matura, di agrume (mandarino in primis), uniti a note di nocciola o spezie con il passaggio nel legno (oggi sempre meno nuovo e tostato, e più grande in capacità); il palato, di maggior struttura, è sorretto da un'acidità viva e tonica, ed è attraversato da una sapidità di matrice minerale che sa conferire intriganti sfumature "salate" al vino.
Vino "Lugana Riserva"
Il Lugana Riserva, introdotto nel disciplinare di produzione con l'ultima modifica di quest'anno, è la naturale evoluzione della tipologia Superiore: deve invecchiare o affinarsi per almeno 24 mesi, di cui 6 in bottiglia, ha toni cromatici più accesi, profumi più evoluti e complessi, con note affumicate di pietra focaia e riflessi balsamici, una mineralità più calda al palato, ma parimenti avvolgente, sapida e persistente.  
Vino "Lugana Vendemmia Tardiva"
Le ultime due tipologie previste dal disciplinare presentano caratteristiche particolari. La novità è senz'altro rappresentata dalla Vendemmia Tardiva, un Lugana diverso, più "sperimentale", lontano però dalla dolce viscosità di un passito tradizionale. Questo Lugana viene infatti ottenuto con una "surmaturazione" in pianta attraverso una raccolta tardiva delle uve tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre, senza ulteriori appassimenti in fruttaio. Queste uve più ricche e concentrate conferiscono al Lugana un profilo tendenzialmente "tardivo", quindi più morbido e denso, ma non eccessivamente dolce, dove il residuo zuccherino viene efficacemente bilanciato dall'acidità sul modello delle Vendange Tardive alsaziane o delle Spätlese tedesche.
Vino "Lugana Spumante"
La versione Spumante, introdotta nel disciplinare di produzione a partire dal 1975, rappresenta invece, al di là dell'esiguità dei numeri produttivi, una tradizione consolidata.
Si narra infatti, anzi lo racconta Camillo Pelizzari nel suo fondamentale La Lugana e il suo vino (1942), che sul finire dell'Ottocento un gruppo d'industriali della Champagne, in visita a San Martino della Battaglia, tentarono senza grande successo (a causa della scarsa produzione) d'investire sulla spumantizzazione del Lugana, volendo addirittura creare a Rivoltella una cantina per la produzione di uno spumante a metodo classico sul modello della Champagne.    Oggi il Lugana Spumante è prodotto sia con il metodo Charmat o Martinotti (presa di spuma in autoclave) sia con il metodo classico (rifermentazione in bottiglia). Nel primo caso il quadro organolettico è improntato a una maggior semplicità e freschezza, con profumi primari di agrume (cedro in primis) e un perlage più cremoso e generoso, mentre nel secondo il profilo diventa più raffinato e complesso, con un bouquet più elegante e dinamico, e un perlage più aggraziato e "croccante".

 

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