I Castelli

Piacentino: terra di castelli

Il castello di Rivalta

Annibale è stato qui.
Sembra difficile pensare che i suoi possenti elefanti e i suoi vigorosi guerrieri cartaginesi abbiano combattuto una delle più sanguinose battaglie della storia antica, quella sul Trebbia contro le truppe romane nel 218 a.c., proprio tra queste dolci colline accarezzate da un vento gentile, a poca distanza dal fiume che, oggi così limpido e placido, il giorno della battaglia si tinse di sangue.
Del resto il territorio dove sorge il castello sembra aver scritto nel suo tormentato destino un’esistenza di passioni, amori ed odii dalla forza dirompente sin dai tempi più remoti.
Infatti il castello, che deriva il suo nome da Ripa Alta, alludendo alla sua vicinanza con il fiume Trebbia, è uno dei più importanti dell’Emilia, perfettamente conservato sotto tutti i punti di vista.
Particolarissima è la sua torre circolare, compiuta dall’architetto che realizzò anche il Cremlino nella lontana Mosca, e che infatti presenta somiglianza non trascurabili.
Inutile dire che l’edificio vanta origini e fama illustre non solo per la particolarità della struttura, ma anche per le vicende che lo animarono attraverso i secoli.
La leggenda non narra di fantasmi ululanti e di porte aperte da presenze inquietanti, ma di una giovane donna dalla bellezza sfolgorante e delicata, dalla pelle bianca come una perla purissima tanto da meritarle il nome di Bianchina e dagli occhi radiosi di giovinezza, insidiata dal duca Galeazzo della celebre famiglia Visconti, signore della vicina Piacenza, che dopo averla vista di sfuggita giurò che senza di lei non avrebbe voluto né potuto vivere.
Dove non poté il desiderio poté la violenza, perché Bianchina era moglie del signore del castello, e per sfuggire alle insidie, si rifugiò nell’abbraccio sicuro delle alte mura di Rivalta, e il duca Galeazzo accecato da quell’amore non corrisposto, assediò il castello e lo distrusse.
Effettivamente, osservando oggi la particolarissima torre cilindrica del castello che al tramonto sembra quasi accarezzare le nuvole, riesce facile correre col pensiero a Bianchina che si aggira con passo leggero nel parco del castello, che si ferma a sospirare forse proprio sotto quell’albero che con le fronde accarezza la terra che lei ha calpestato, proprio nel punto dove anni dopo di lei verrà incisa un’enigmatica frase, frutto intrigante di un ennesimo mistero. Il motto latino della famiglia diverrà infatti, dopo il matrimonio del conte con Isabella di Svevia, “Svevo sanguine laeta” che significherebbe “allietata dall’apporto del sangue svevo” riferendosi al matrimonio, ma anche, in modo più oscuro ed inquietante, “allietata dallo scorrere del sangue svevo” in questo caso riferendosi ad antichi contrasti.
Accompagnati da questi enigmi insoluti, si può intraprendere la visita guidata del castello, accompagnati da guide molto preparate che renderanno il tutto ancora più interessante. Infatti il castello presenta la rarità di ambienti arredati con le suppellettili originali, per immergersi in un’atmosfera davvero fiabesca.
Così il Salone d’onore con il pavimento lucido e il soffitto decorato, reca sull’imponente camino di pietra lo stemma della famiglia Landi, che nei secoli ha saputo conservare in maniera davvero illuminata il castello mantenendone intatto lo splendore. Tale stemma è racchiuso in una ghirlanda, simbolo di nobiltà, mentre nella sfarzosa sala da pranzo si trova intatto uno splendido servizio di piatti “Compagnia delle Indie”, antica e famosa flotta commerciale che solcava l’Oceano per i suoi commerci, mentre la cucina custodisce un curioso tesoro di pentole e tegami d’epoca in rame.
Ma ogni castello, si sa, ha anche le sue segrete, il luogo dove i prigionieri venivano rinchiusi, perché non bisogna dimenticare che questo era in epoca antica anche il luogo dove si amministrava la giustizia, e il cosiddetto “Pozzo del taglio” era il luogo dove venivano gettati i rei dei più gravi delitti.
Nelle stanze da letto sembra ancora di avvertire la presenza delle nobili figure che vi hanno abitato, immaginando che proprio su quella sedia intarsiata una damigella abbia a lungo intrecciato i bei capelli di Bianchina.
Ma le sorprese sembrano non esaurirsi davvero mai, perché una delle maggiori attrattive è costituita dalla Sala delle Armi che custodisce un vero tesoro di emozioni, gli stendardi della Battaglia di Lepanto che garrivano issati sulle navi cristiane nel 1517., ma anche incredibili oggetti dal gusto esotico, condotti qui da un esploratore vissuto a cavallo dell’800 e del 900, copricapi di piume svolazzanti e collane di zanne appuntite, o una gigantesca tarantola imbalsamata.
Un luogo ideale per tutti, per i romantici che possono godere di splendidi tramonti dalla torre che offre una vista completa su tutta la valle, per gli appassionati di storia e di antichità per non dimenticare gli appassionati di gastronomia che troveranno nel Piacentino gustose sorprese.

Un giro tra le belle colline del piacentino continua tra castelli che emergono inaspettatamente tra le dolci ondulazioni del terreno, baluardi di un tempo che è stato, e che per un attimo, si intravede ancora…

Il castello di Agazzano

Ad una ventina di minuti di macchina da Rivalta si giunge ad Agazzano, allietato dal  suo antico castello che non sono in molti a conoscere.
Il castello, magnifica commistione di elementi medievali e rinascimentali, fonda la sua storia lontano nel tempo. La costruzione iniziò infatti nel 1200, epoca di dame e cavalieri, e, come tutti i castelli dell’epoca, inizialmente ebbe funzioni di difesa per poi trasformarsi in una suntuosa dimora signorile. All’interno si possono ammirare un cortile con colonnine in arenaria che sembrano scandire i passi di una danza invisibile, mentre il castello settecentesco presenta bellissime pareti affrescate e paesaggi che creano l’illusione di uno spazio che in realtà non c’è, finestre di visioni fantastiche di panorami che il tempo non ha mutato.

Il castello di Gropparello

Il castello di Gropparello è qualcosa di ancora diverso, di particolare, basti pensare che è il primo parco emotivo d’Italia, un luogo dove tutti, grandi e piccini possono accostarsi alla realtà della storia in modo facile, personalizzato ed emozionante, grazie anche alle numerose iniziative che gli intraprendenti proprietari del castello hanno saputo organizzare con abilità.
Certo, il luogo sembra fatto apposta per suggerire da solo la sua intrigante storia.
Anticamente, il suo nome era Rocca di Cagnano, e gli alberi secolari che lo abbracciano in una stretta erbosa, la luce filtrata dalle foglie è verdastra e porta i riflessi dell’oro e dell’acqua dei fiumi.
Il castello ebbe origine nell’VIII secolo e fu prima proprietà della Chiesa, e successivamente di importanti famiglie come gli Sforza e gli Attendolo. Colpiscono lo sguardo la sua posizione panoramica e l’inconsueta pianta del castello , la quale presenta un’originale forma irregolare a causa del terreno ondulato sul quale pone le fondamenta.
Per chi poi proprio non può sfuggire al fascino delle leggende e dei fantasmi che da sempre si legano al nome dei castelli, troverà qui una storia affascinante, che i proprietari del castello testimoniano vera. Una storia d’amore come tutte le storie d’amore con la sua passione e col suo dramma. Come Paolo e Francesca si amarono senza pensare così Rosania Fulgosio amò un uomo che portava il celebre nome di un leggendario amante, Lancillotto, della famiglia Anguissola. Forse non fu “galeotto il libro”..ma anche se non sappiamo cosa fece divampare quella passione, si sa che Pietrone da Cagnano punì la donna con una morte orribile per tradimento e le sue ossa ancora si trovano da qualche parte, nel castello, ben nascoste. Per scoprire qualcosa di più su questa inquietante storia, per sfiorarne il lato reale, giacchè Rosania pere sia davvero esistita nel Duecento, l’unico modo di scoprirlo è visitare il castello ed ascoltare le storie che ha da raccontare. Dal 18 Marzo al 18 Novembre 2001 si aprirà il Parco delle Favole, iniziativa eccezionalmente coinvolgente per i bambini che potranno incontrare personaggi come le fate e i Druidi che li guideranno in un medioevo magico. E poi ancora, sulla scia di iniziative fantasiose che non hanno mai fine, mercati medievali, cene d’epoca, per scoprire che, davvero, a volte il tempo sceglie di fermarsi…

Rocca di Castell’Arquato
Castell’Arquato è ancora di più di un castello. E un borgo splendidamente intatto, come se il tempo su di esso non avesse avuto alcun effetto, proclamato “città d’arte”, per il suo valore storico ed artistico, caratterizzato da un colore bellissimo, quello dell’arenaria che costituisce i più imponenti edifici come il Palazzo e la Collegiata.
Il corpo più antico è del 300, imponente opera difensiva , organizzata su due spazi cintati che si articolano su due diversi livelli, con la caratteristica presenza del Dongione.
Il vecchio borgo si snoda tra vicoli medievali sinuosi che conducono all’affascinante piazza con terrazza panoramica, accarezzata da un leggero venticello che sembra portare ancora oggi il ricordo di quei lontani tempi, dove moderno e passato convivono con serenità, dove è possibile ogni anno nel periodo estivo, ad Agosto partecipare ad una cena Medievale a tema, imbandita su una fantasiosa tavola dalla forma curiosa di benaugurante di ferro di cavallo.
Un luogo che indubbiamente ispira, dove la bellezza è stata musa, come nel caso di Luigi Illica, che scrisse il libretto della MANON LESCAUT di Puccini e che tra queste solide ed antiche mura visse.

Gastronomia
I salumi vantano indubbiamente una tradizione indiscussa nelle valli piacentine, stagionano spesso appesi in cantine di castelli in locali attigui a quelli dove viene conservato il vino. Delizioso accompagnamento al salume, tra cui coppa di diverse stagionature e ciccioli, è indubbiamente la burtleina, pastella fritta a base di elementi semplici e genuini, acqua, farina e sale, la quale costituiva un tipico piatto contadino.
Tortelli di magro conditi con appena un velo di burro rappresentano un piatto immancabile da assaggiare, insieme ai gustosissimi pisarei e faso a base di pasta di patate simile a minuscoli gnocchetti conditi con un ricco sugo di fagioli.
Tra i secondi di carne, un posto d’eccellenza merita in particolare il classico e saporito tasto ripieno alla piacentina, cucinato secondo un’antica e delicata ricetta, mentre a fine pasto non si può dimenticare di assaggiare i numerosissimi dolci della tradizione locale, tra cui la torta detta sbrisolona, croccante e fragrante che deriva ilsuo nome dialettale proprio dalla sua consistenza.
Anche nel borgo di Rivalta è possibile compiere un delizioso itinerario enogastronomico, perché anche il castello ha una sua cantina ed il piccolo borgo antico
non è da meno. Le valli della zona annoverano ben 21 qualità di vini deliziosi, tra cui il deciso Monterosso, il profumato Bonaria e il Trebbianino Val Trebbia.

 

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